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Compiti delle vacanze: favorevoli o contrari?

A vacanze finite, ha fatto il giro del web la lettera scritta da un padre che ha spiegato agli insegnanti del figlio, un ragazzino di terza media, le ragioni per le quali la famiglia aveva deciso di esonerarlo dal fare i compiti delle vacanze. Il tutto mentre il gruppo Basta Compiti su Facebook arriva a 8587 membri.

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Compiti delle vacanze: favorevoli o contrari?



Basta Compiti! è il gruppo su Facebook che raccoglie i genitori di bambini dalla prima elementare in su contrari ai compiti delle vacanze o, più in generale, ai compiti a casa assegnati dagli insegnanti.
Con ben 8587 iscritti rappresenta un polo di attrazione per chi è convinto che fuori dall'orario scolastico nessuno dovrebbe essere costretto a studiare o eseguire un esercizio ed è riuscito a imporsi in tutto il Paese come un modello alternativo alla scuola così come è stata finora concepita.
Su questa scia, ha fatto notizia ed è diventata virale la lettera scritta da un padre e riportata da alcuni giornali in cui il genitore spiega agli insegnanti del figlio di terza media le ragioni per le quali lui e la moglie hanno deciso di esonerare il ragazzino dai compiti delle vacanze, ragazzino che, quindi, si è presentato a scuola con i compiti non svolti.


A supportare queste posizioni, le notizie che arrivano dal Nord Europa di modelli scolastici alternativi (Svezia, Finlandia, Danimarca...), in cui i compiti sono solo un vago ricordo.

Ma la domanda nasce spontanea: di compiti, e di compiti delle vacanze in particolare, si muore?
Le generazioni precedenti sono rimaste traumatizzate dai pomeriggi trascorsi sui libri o dalle mattine di settembre a rincorrere i compiti mancanti?
Se non ci avessero obbligato a eseguire tutti i compiti e a studiare il pomeriggio, adesso saremmo persone migliori? In che modo?
Cosa ci avremmo guadagnato?
Non è in fondo anche quello (i pomeriggi a studiare dopo la televisione, le mattine di settembre a eseguire un esercizio dopo l'altro, i pomeriggi di luglio dopo pranzo a leggere libri ed eseguire temi) parte del bagaglio dei ricordi di infanzia che tutti noi ci portiamo dietro?
E il senso di libertà provata terminate le due ore dedicate ai compiti, non è una delle sensazioni più belle della nostra vita infantile?

A che pro educare i bambini di oggi a trasgredire le regole quando poi la loro vita futura sarà la necessità di portare avanti un compito dopo l'altro senza nessun padre o madre a scrivere lettere in loro difesa?
E, infine, regge la teoria del Basta Compiti quando gli scolari di oggi lasciano i banchi di scuola a giugno e vi rientrano a settembre?
Ha davvero senso?

Lasciando perdere l'aspetto didattico, ma davvero i sostenitori del Basta Compiti ritengono che i loro figli sarebbero più felici se non avessero compiti da svolgere?
Non è questa solo una scusa per potersi liberare personalmente della responsabilità di farglieli eseguire? Un modo per lavarsene le mani?

A voi le risposte. E l'invito ad aprire un dibattito in merito. Perché le posizioni sono tante e diverse. Non tutte sbagliate. Molte estremiste. Forse varrebbe la pena fare un po' di chiarezza.

 

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  • Commento inserito da Denice il 6 ottobre 2016 alle ore 10:35

    E mia opinione che la scuola sia una ampia palestra per la vita futura dei nostri figli che gli aiuta a far parte de la società e ai primi cenni di disciplina e rispetto delle regole di essa.

    Faccio la premessa che in alcuni casi si devono diminuire la quantità e in altri migliorare la qualità dei compiti, ma eliminare del tutto i compiti non mi sembra giusto per la educazione, perciò chiedo:

    Cosa significa abolire i compiti? Abolire il senso di responsabilità sociale e del dovere di studiare? Sono estrani o "secchioni" quelli che si impegnano o approfondiscono le conoscenze e quelli che si sottraggono ai propri doveri sono più furbi? Sono un dispetto o una punizione i compiti o in realtà non sono altro che una esercitazione per imparare meglio e che i bimbi si rendano conto di quello che riescono a fare da soli e così capire i propri dubbi e certezze nelle materie? È veramente questo che vogliamo insegnare o trasmettere ai nostri bimbi cioè al nostro futuro? Vogliamo insegnarli che quando le cose sono impegnative o complicate è meglio mollare?

    Ci siamo posti anche la domanda se il non fare i compiti sia stato il primo passo di gli attuali adulti che evitano le responsabilità al lavoro e nella famiglia o di quelli che pensano che la legge si aplica per gli altri ma si interpreta per loro ei propi amici e parenti ?

    Vi invito a riflettere seriamente su le conseguenze di voler sottrarsi ai propri doveri e mi riferisco anche a quelli di noi genitori.

    Vogliamo imitare modelli scolastici del nord di Europa, ma questi modelli sono da tempo supportati da sistemi scolastici, socioculturali, e politiche sociali un po' diverse da quelle italiane, per ora abbiamo realtà diverse. Secondo me dobbiamo migliorare nel nostro sistema scolastico cose più necessarie.Grazie

  • Commento inserito da Anna il 22 settembre 2016 alle ore 11:17

    Io credo che, come in tante cose, il giusto stia nel mezzo. La questione dei compiti si inserisce in discorso molto più ampio che riguarda una certa ‘arretratezza’ del nostro sistema scolastico. Il fatto che si faccia sempre riferimento agli altri paesi europei è significativo perché evidenzia il fatto che lì le cose funzionano meglio anche nel mondo del lavoro (non ovunque, ma in molti paesi è così). I compiti delle vacanze estive non sono una tragedia, considerando il fatto che avendo 3 mesi di tempo per farli, con un minimo di organizzazione si possono tranquillamente svolgere tutti. Il problema sono i 3 mesi di vacanza, assolutamente troppi! I ragazzi, in un periodo così lungo, è opportuno che in qualche modo si tengano allenati per il rientro. Periodi di vacanza estiva più brevi, inframezzando l’anno scolastico con più pause oltre a quelle già previste (forse anche i 15 gg a Natale sono esagerati!), secondo me risolverebbero il problema. Io ho anche un’opinione sui compiti durante l’anno, che è la medesima di cui sopra: vanno bene i compiti, ma esagerare è diabolico. Il primo giorno di scuola, quest’anno, a mia figlia (2^ media) sono stati dati circa 70 esercizi di matematica (tra cui varie espressioni e problemi) per i quali ha utilizzato tutto il pomeriggio dall’uscita di scuola alla sera fino a mezzanotte, con un interruzione di circa 2 ore per andare a fare gli allenamenti di ginnastica artistica. Non è esagerato!!! I miei figli da sempre fanno un’attività sportiva, e nient’altro perché è inutile esagerare (anche in questo), alla quale non ho nessuna intenzione di farli rinunciare (perché anche lo sport ha un peso educativo non indifferente) e si ritrovano, dopo essere stati a scuola 6, 7, 8 ore, a dover correre dietro ai compiti, che svolgono ovviamente con un impegno e un livello di attenzione che vi lascio immaginare! Sempre mia figlia, l’anno scorso, ha dovuto rinunciare al gruppo agonistico del suo sport perché all’inizio dell’anno non riusciva a stare dietro ai compiti e agli allenamenti e si trovava la sera a piangere sui libri perché era stanca e non aveva un attimo per se, perché finiti i compiti doveva andare subito a letto; non solo tutto questo dopo aver passato anche tutto il week end sui libri per cercare di portarsi avanti. Così non è vita!!! E' vero anche noi siamo sopravvissuti ai compiti e ai maestri tiranni e picchiatori, ma perseverare sugli errori non fa funzionare meglio le cose.

  • Commento inserito da Simon il 21 settembre 2016 alle ore 00:21

    Ma com'è che noi facevamo i compiti e siamo ancora tutti vivi e vegeti per raccontarlo? Aboliamo, invece, i genitori tuttologi?

  • Commento inserito da Alice il 21 settembre 2016 alle ore 00:20

    Però come fanno i paesi più evoluti di noi, facciamo in modo che i giorni di vacanza estiva per i bambini non superino le 4 settimane.

  • Commento inserito da Riccardo il 16 settembre 2016 alle ore 14:55

    I compiti delle vacanze sono un incubo per bambini e genitori. Non capisco cosa si aspetti ad abolirli, come hanno fatto i paesi più avanti di noi.

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