I bambini, la televisione e il governo
Il governo interviene per proteggere i piccoli spettatori: si allunga l’orario della fascia protetta e vengono introdotte nuove normative relative alla pubblicità.
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di Manuela Magri In collaborazione con il Ministero delle Comunicazioni, la RAI lancia il 10 gennaio una campagna televisiva rivolta ai genitori dedicata al rapporto tra i bambini e la televisione. Lo slogan dello spot, volto a puntare il dito proprio sui pericoli che corrono i piccoli spettatori esposti senza controllo a programmi televisivi dai contenuti editoriali complessi (per esempio, i telegiornali, i resoconti giornalistici…), è il seguente: BAMBINI E TELEVISIONE. MEGLIO NON DISTRARSI! La campagna televisiva nasce dall’applicazione del nuovo Contratto Nazionale di Servizio 2007-2009 voluto dal Ministro Gentiloni e sottoscritto dalla stessa RAI lo scorso 5 aprile che prevede, tra le altre cose, un maggior impegno da parte della televisione pubblica per la sensibilizzazione delle famiglie sull’uso corretto (e costruttivo) della televisione come mezzo di formazione e crescita e non solo come scatola di intrattenimento. Tra le novità, poi, del contratto, la principale riguarda l’allargamento della fascia oraria protetta, che passa dal vecchio 16.00 – 19.00 a 16.00 – 20.00 (ne sono esclusi, quindi, i telegiornali delle 20.00/20.30), il vincolo a non interrompere con la pubblicità i programmi destinati ai bambini che abbiano una durata inferiore ai 30 minuti e il divieto a utilizzare i personaggi dei cartoni animati come traino per gli spot pubblicitari. Infine, ma non ultimo, il divieto di passare trailer di film vietati ai minori nelle fasce protette e nella fascia oraria dalle 7.00 alle 9.00. L’iniziativa, certamente un primo passo, ma non la soluzione a un problema annoso qual è, appunto, quello del rapporto tra minori e televisione (o, più in generale, media), andrebbe, però, inserita in un progetto più vasto di formazione delle famiglie che spesso non hanno gli strumenti per capire i meccanismi con i quali operano i media, le aziende, i produttori. Anche in questo caso, qualcosa è stato fatto (campagne di sensibilizzazione, decreti ministeriali tesi a rafforzare gli strumenti di contrasto, l’attivazione di un sito internet - www.tiseiconnesso.it - realizzato dal Ministero in collaborazione con Save the Children…).
Lo stesso contratto, poi, prevede che sempre la RAI adotti un sistema di riconoscimento visivo per la classificazione dei programmi che evidenzi chiaramente il target di pubblico a cui sono destinati (pubblico adulto, minori con la presenza di un adulto, minori).
A questo proposito, la RAI ha introdotto già dalla fine di novembre un sistema di controllo basato sul logo dell’azienda (la farfalla) che sarà rossa nel caso di programmi per adulti, gialli per quelli accessibili ai minori ma con la presenza di un adulto e verde quando i programmi sono destinati a tutti.
Il Ministero delle Comunicazioni, poi, rivolge l’attenzione anche a internet, che nel 2008, secondo le ultime stime, dovrà superare la televisione come numero di utenti e investimenti pubblicitari.
Per spiegarci meglio: cosa deve fare un genitore di fronte alle immagini e ai contenuti che, per esempio, vengono trasmessi durante il telegiornale (programma escluso dalle fasce orarie protette e visto, però, da molti bambini)? Vietarne la visione? Entrare nel dettaglio spiegando i fatti?
Oppure, dal momento che il divieto dell’interruzione pubblicitaria è riservato ai programmi per l’infanzia con una durata inferiore ai 30 minuti, cosa fare quando a essere interrotti sono i film marchiati con bollino verde che, per esempio, vengono trasmessi in prima serata?
La questione diventa ancora più problematica quando si parla di internet, dal momento che sono parecchi gli adulti che in questo settore possono essere considerati degli analfabeti.
Ma la strada per la tutela dei minori è ancora lunghissima.
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