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Basta compiti! Cosa ne pensi?

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  • Commento inserito da Rossana il 15 gennaio 2015 alle ore 14:27

    Salve a tutti,condivido il pensiero di Deborah.Sono mamma di due bimbe di 9 anni e 12 anni,cerchiamo di badare alla qualità e non alla quantità. E cerchiamo di non bruciare le tappe ai nostri figli. Grazie



  • Commento inserito da Anna il 15 gennaio 2015 alle ore 11:30

    Scusate. A proposito di istruzione, mi correggo: io penso che la verità stia nela mezzo

  • Commento inserito da Anna il 15 gennaio 2015 alle ore 11:28

    Io penso che come in molte cose la 'verità' sta nel mezzo e sposo in pieno la frase dell'articolo che cita: forse esiste una via di mezzo tra il non poter uscire di casa e il non avere nulla da fare. Inoltre sarebbe utile all'analisi della questione, dividere il tema a seconda dell'ordine e grado della scuola.

    Alla primaria, dove i bambini escono da scuola alle 16.00-16.30, caricarli di troppo compiti non ha molto senso, anzi ci si auspica che le maestre svolgano la maggior parte del programma durante la giornata. Per verificare lo stato di apprendimento degli alunni dovrebbero essere sufficienti le verifiche, altrimenti non si chiamerebbero così.

    Nelle secondarie (sia di Iº che di IIº livello) invece il discorso cambia: i pomeriggi sono liberi e sicuramente è necessario l'approfondimento a casa delle materie per poter affrontare le verifiche e le interrogazioni. Anche qui però sarebbe auspicabile e fondamentale una cosa: i docenti non dovrebbero approfittare dei compiti a casa per sopperire alla mancanza di volontà nello svolgere il programma durante le lezioni (perché succede più spesso di quanto non si creda!).

    Sulle discriminazioni ho qualche dubbio: se è vero che i compiti devono svolgerli i bambini/ragazzi 'da soli' non è necessario che i genitori siano laureati perché li svolgano correttamente. Sarebbe sufficiente che ci sia un presidio per verificare che li facciano e spesso, nelle famiglie più bisognose, questo non c'è vuoi per ignoranza vuoi per menefreghismo.

    A questo discorso si collega quello della discriminazione sulle attività extra scolastiche: i miei figli, che svolgono attività sportive tre volte alla settimana ad un costo annuo di 380€ ciascuno, avevano e hanno (soprattutto il grande) dei compagni di classe che non fanno niente (a detta delle famiglie, spesso straniere, per motivi economici)però vanno a scuola con l'IPhone e a casa hanno: Playstation, XBox di ultima generazione, WII e scarpe da 150€. Per le attività extra-scolastiche ci sono gli oratori, i musei, i famosi giardinetti o campetti che sostituiscono i tanto rimpianti cortili e le attività offerte dai comuni: basterebbe un po' di buona volontà!!

    Per me i compiti devono rimanere, ma equilibrati rispetto all'ordine e grado della scuola e all'interno di essi tra classi, perché non succeda che in una sezione siano carichi di lavoro e in un'altra abbiano poco o niente. Non solo, ma l'ultimo anno di ogni ordine, cioè al momento del passaggio all'ordine superiore, i docenti dovrebbero abituare i ragazzi a quello che li aspetterà l'anno successivo, come hanno fatto le maestre di mio figlio i 5^ primaria.

    Sulle ultime due voci 'stressanti' e 'malsani' non sono proprio d'accordo. Forse stressanti lo sono per i genitori che non hanno voglia di verificare che li facciano e malsani non saprei proprio come definirlo.

  • Commento inserito da Camilla il 15 gennaio 2015 alle ore 11:11

    Per carità... i bambini devono imparare a responsabilizzarsi e ad affrontare le piccole frustazioni quotidiane... o vogliamo creare degli adulti "bamboccioni"???

  • Commento inserito da Alessia (redazione) il 15 gennaio 2015 alle ore 09:00

    Grazie Deborah per il tuo contributo.

    La questione è certamente complessa e indubbiamente generalizzare è sbagliato.

    Ma che moltissimi bambini passino il loro tempo della televisione non lo dico io, lo dicono le statistiche.

    Detto questo, esiste sicuramente una via di mezzo. Ma per esperienza diretta ho visto ragazzini arrivare alle superiori assolutamente impreparati alla mole di lavoro che li aspetta.

    Incapaci di organizzare il loro tempo (in teoria i compiti dovrebbero servire anche a quello. A responsabilizzare il bambino sulla gestione del suo tempo libero) e assolutamente non in grado di organizzare il lavoro.

    A quel punto, però, sono grandi e nessuno pensa "poverini".

    La verità è che poverini lo sono davvero. Perché non hanno ricevuto gli strumenti giusti per lavorare a casa.

    Né si può pensare che un insegnante che magari ha 3/4 ore a settimana e deve spiegare, verificare, controllare... possa anche farli studiare e memorizzare in classe.

    Detto questo, è evidente che per un bambino rinunciare andare al museo con mamma e papà è un sacrificio.

    Ma perché non lo si è aiutato a farli il sabato mattina. Il sabato pomeriggio? Oppure si poteva andare al museo la domenica mattina e dedicare il pomeriggio ai compiti?

    Riguardo, poi, al fatto che i compiti vengano fatti dai genitori, è verissimo.

    Ma un insegnante sa quando una cosa l'ha fatta il bambino e quando la mamma. Sarebbe sufficiente chiedere un colloquio con la suddetta mamma o papà pregandola di aiutare il figlio. Non di sostituirsi a lui.

    I compiti vissuti come punizione sono ovviamente una tragedia. E una mola eccessiva di lavoro, dopo 8 ore a scuola, va sicuramente evitata.

    Ma i compromessi esistono. E i rapporti scuola-famiglia dovrebbero servire proprio a trovare con i genitori un accordo che possa andare bene per tutti.

  • Commento inserito da Deborah il 15 gennaio 2015 alle ore 08:40

    Personalmente vivo in modo duplice la questione. Da insegnante di scuola secondaria di primo grado e da mamma di due bambini della scuola elementare. A mio avviso il tema è più complesso di come lo descrivete. Personalmente non dò compiti anche perchè negli anni ho visto che i compiti non danno nessun segno della preparazione dei bambini: vengono svolti, a seconda del clima familiare, frettolosamente dai bambini e senza l'attenzione necessaria, o addirittura dai genitori che "dettano ai bambini" il da fare, o addirittura sui disegni il contributo è spesso di mani diverse. Lascio il tempo solo in rari casi di terminare a casa attività non concluse a scuola quando davvero il tempo dedicato è stato tanto. Ma ricordiamo anche che in classe ci dovrebbe essere un grande lavoro di individualizzazione e personalizzazione dei percorsi n(spesso impossibile!!!), che i bambini sono tutti diversi, hanno tempi di apprendimento e ritmo di lavoro diversi....Un bambino di 3 elementare che esce da scuola alle 16 arriva a casa alle 16.30 dopo che era a scuola dalle 8.30, se non frequenta il prescuola, deve rimettersi sui libri. E' giusto? Secondo me no. le attività didattiche dovrebbero essere organizzate in modo da studiare in classe mentre si affrontano glia rgomenti e si svolgono gli esercizi, con serenità ed entusiasmo. E' così difficile da pensare? Non so. Dico solo che domenica io mio marito e i miei 3 figli abbiamo dovuto rinunciare alla gita a Volandia, museo del volo, perchè mio figlio di terza aveva tanti compiti per il lunedì, matematica, scienze, geografia...ed è un bambino con una difficoltà particolare nella lentezza. Non ci siamo mossi da casa in 5. Non avrebbe appreso di più al museo del volo? Perchè lo stereotipo del bambino attaccato alla TV e la famiglia che non è in grado di selezionare attività diverse dal centro commerciale a me sta stretta. I miei figli adorano le attività grafiche, i libri, i film. Ma non c'è tempo. Sono a scuola dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 16, poi c'è una mezzora per arrivare a casa e la merenda. Poi il richiamo ai compiti. In prima mio figlio ha risposto "Eh, no eh!Sono stato a scuola tutto il giorno! Adesso MI DEVO riposare!!!". Ascoltiamoli.