I terribili due
Angioletti che si trasformano improvvisamente in diavoli. Capricciosi, dicono sempre di no, battono i piedi, sfidano chiunque. Intorno ai 2 anni i bambini si preparano a entrare in una nuova fase della loro vita. Caratterizzata da una maggiore indipendenza e presa di coscienza di sé. Il tutto, non senza qualche piccolo trauma.
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di Alessia Altavilla
Questa fase che, normalmente, non si protrae oltre il terzo anno di vita e che può perdurare anche per parecchi mesi (di solito, però, mai oltre l'anno) rappresenta una fase di crescita fondamentale e delicatissima per il bambino che inizia a prendere coscienza della sua individualità, si stacca dalla madre e impone, attraverso il diniego, il suo bisogno di indipendenza. I bambini a quest'età dicono no per dire sì. Sono in cerca di una personalità che sia altro dalla volontà dei genitori. In un certo senso si può dire che sono alla ricerca di sé stessi.
Fluttuano, quindi, tra un bisogno di protezione che li porta a fare ritorno al nido quando ne hanno bisogno e un'impellenza di abbandonarlo, il nido, quando si rendono conto che soffoca il loro istinto di auto-affermazione. Ecco il perché dei no, i capricci inspiegabili, i rifiuti e le sfide costanti su ogni singola cosa: il bambino sta cercando una strada che possa sentire sua. Al contempo, però, è spaventato e non sa bene in che direzione andare. Questo lo porta a essere nervoso, irascibile.
COME COMPORTARSI: I CONSIGLI PER MAMMA E PAPÁ
Innanzitutto, è bene che mamma e papà sappiano che quella del no è una fase passeggera. Quasi tutti i bambini la attraversano e quasi tutti i bambini la superano senza alcun problema. Ciò non significa che sia meno faticosa da gestire, affrontare e vivere, ma non mette in discussione quello che è stato il lavoro svolto fin lì con il piccolo. Occorre armarsi di pazienza e stabilire una linea di condotta, non entrare in crisi e, soprattutto, mantenere la calma.
Questa regola dovrebbe valere sempre, ma in questo momento delicato per il bambino ancora di più: troppi divieti confondono il piccolo e non gli permettono di comprendere quelli che sono i no veri. Stabilite quelle che sono le priorità per voi e fate in modo che il bimbo le rispetti. Dategli, invece, una via di fuga sul resto. In modo che capisca che non tutti i no sono uguali.
Anche se è probabile che a fine giornata vi chiederete chi ve lo abbia fatto fare. Anche se a volte vi sembrerà di impazzire. Anche se avrete la percezione che tutto sfugga al vostro controllo. Bene, sappiate che non è così. I terribili due passano. E, di solito, non lasciano traccia. Se avrete impostato un buon rapporto con il bambino, se sarete in grado di contenerlo senza costringerlo, se riuscirete a trovare una via di comunicazione ma, soprattutto, se saprete armarvi di santa pazienza e calma zen, tutto si risolverà al meglio e sarete fuori dall'incubo in un batter d'occhi. Dovrete, però, tenerlo sempre a mente. Non prenderla sul personale. Non mettere in discussione voi e vostro figlio. Voi siete ottimi genitori e lui è solo un bambino che sta cercando la sua direzione. E ha bisogno di voi per trovarla.
Inutile imporsi, gridare, castigare. Di fronte ad alcuni no può funzionare solo la contrattazione. Se il bambino, infatti, sta cercando la sua autonomia, fargli credere che l'ha trovata è fondamentale per smuoverlo dalle sue posizioni portandolo là dove volete che arrivi. Il suo no, infatti, sottende, in pratica non voglio fare questa cosa perché lo dice la mamma. Ma perché io ho deciso di farla. Offritegli, quindi, delle alternative che possano andar bene per voi. Di solito, funziona per mettere fino al capriccio.
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Commento inserito da Elena il 25 maggio 2020 alle ore 13:01
Qualche esempio pratico di contrattazione?!