Un sonno in apnea
Si parla di apnea ostruttiva notturna in caso di arresto della respirazione durante il sonno per un tempo superiore ai 10 secondi. Ce ne parla il dottor Luca Bolzoni.
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di Dr. Luca Bolzoni Si definisce apnea ostruttiva notturna (OSA) un problema respiratorio che comporta un arresto della respirazione durante il sonno per un periodo superiore ai 10 secondi con una frequenza di 10 volte nell'arco di un'ora. Per quanto riguarda l'incidenza dell'OSA tra i bambini, questa si aggira intorno all'1-3% e colpisce prevalentemente, come dicevamo sopra, i piccoli, maschi e femmine indistintamente, con un'età compresa tra i 2 e i 5 anni. I bambini che soffrono di OSA possono presentare dei segni e dei sintomi caratteristici rappresentati essenzialmente dal russamento con apnee. La sindrome può essere causa di inappetenza, sonnolenza diurna, problemi cardiovascolari e cognitivi... Per la diagnosi delle OSAS, oltre alla anamnesi, ci si avvale, generalmente, della polisonnografia notturna o del più semplice monitoraggio cardio-respiratorio.
Il disturbo, che può colpire tanto gli adulti quanto i bambini in particolare nella fascia di età compresa tra i 2 e i 5 anni, si accompagna spesso al russamento che, in alcuni casi, può diventare anche cronico.
La terapia è differente a seconda della diagnosi, ma, in linea di massima, può consitere in:
La causa più comune in età pediatrica è l'iperplasia adenotonsillare.
In ogni caso, i meccanismi che entrano in gioco nel determinismo delle apnee ostruttive del bambino spesso risultano diversi da quelli dell'adulto e hanno spesso a che fare con fattori anatomici. Tra questi:
La terapia più spesso praticata nei bimbi che soffrono di OSA è, però, l'adenotonsillectomia la cui efficacia nella risoluzione del problema e del russamento risulta molto alta.
Un ruolo significativo, infine, può assumere la terapia ortopedica-ortodontica nei soggetti in crescita con OSAS e russamento dal momento che, talvolta, i bambini con OSA presentano delle caratteristiche dentoscheletriche peculiari quali, per esempio, retrusione mandibolare associata o meno a morso profondo o palato ogivale associato o meno a morso crociato mono o bilaterale. Tale approccio terapeutico mira al ripristino di un rapporto armonico mascellare-mandibolare e, di conseguenza, tra le arcate dentarie, e consente attraverso l'applicazione di determinate procedure terapeutiche di ottenere dei benefici respiratori non indifferenti.
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