Corsi sportivi: le arti marziali
Judo, Karatè, Tai chi chuan, Ju Jitsu… Discipline che arrivano dall'Oriente relegate, fino a qualche tempo fa, a un'utenza di nicchia. Salvo, poi, riconoscerne i benefici anche per i bimbi più piccini.
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di Alessia Altavilla
Considerate complete, le arti marziali sono, secondo gli esperti, particolarmente adatte ai bambini perché in grado di far crescere la loro autostima, la sicurezza in se stessi, la capacità di rapportarsi con gli altri, incanalando la loro innata aggressività verso un terreno fertile di crescita armoniosa e di contenimento delle proprie emozioni e paure. Nessun timore, quindi, per chi ritiene judo, karatè & co. sport violenti capaci di istigare alla violenza. È vero esattamente il contrario. Si tratta, infatti, di discipline che spingono verso la riflessione insegnando a chi le pratica a controllare la rabbia rispettando se stessi e chi si ha di fronte.
I centri più seri improntano le lezioni, per lo meno quelle destinate ai bimbi più piccoli (addirittura a partire dai 3 anni di età), sul gioco e la ginnastica propedeutica per passare, poi, man mano che i bambini crescono, all’insegnamento delle tecniche di attacco e difesa vere e proprie differenziate a seconda della disciplina scelta. Dal punto di vista fisico, sono soprattutto l’agilità, l’equilibrio e la coordinazione motoria a trarne giovamento mentre pochissimo spazio è lasciato allo sviluppo e all’accrescimento della forza fisica. Col tempo, i piccoli impareranno a controllare i movimenti e a utilizzare il corpo come strumento indispensabile per realizzare e mettere in atto ciò che la mente vuole in una perfetta armonia tra spiritualità e fisicità.
Proprio per le caratteristiche di cui sopra, non esiste un limite di età per frequentare un corso di arti marziali. Anche i bambini più piccoli (ci sono palestre che accolgono bimbi, come dicevamo sopra, a partire dai 3/4 anni) possono prendere parte alle lezioni purché queste siano strutturate sotto forma di gioco con la parte ludica decisamente preponderante rispetto a quella sportiva e competitiva. L’affinamento della tecnica deve avvenire per gradi e il divertimento deve essere sempre al primo posto rispetto a tutto il resto.
Esistono diversi centri destinati all’insegnamento delle arti marziali per bambini (cliccate qui per l’elenco completo). Da controllare sempre che gli istruttori abbiano una buona preparazione e siano specializzati nell’insegnamento per under 12. Da evitare, invece, le palestre che puntano eccessivamente sulla competitività e il confronto in combattimento tra i partecipanti. Come dicevamo poc’anzi, l’aspetto ludico deve sempre essere messo al primo posto.
Si contavano sulla punta delle dite le palestre e i centri sportivi che organizzavano, fino a qualche anno fa, corsi di arti marziali per under 12. Si trattava, infatti, di discipline sportive ritenute di nicchia, poco adatte ai bambini più piccoli, destinate a un pubblico di estrosi a caccia di nuove emozioni ed esperienze. Per altro, Judo e Karatè coprivano, da sole, il 90% della richiesta. Tai chi chuan, Ju Jitsu, Shaolin erano assolutamente sconosciuti, pressoché inesistenti.
La tendenza si è ribaltata quando l’Oriente, con la sua millenaria cultura e le sue antiche tradizioni, la sua storia e il suo fascino tra l’esotico e il cliché, si è imposto al mondo occidentale esportando valori e modelli (basti pensare al boom degli ultimi anni delle cucine cinesi e giapponesi; dell’arredamento minimal di derivazione nipponica; della moda college da cartone animato; dell’escalation di importazione di prodotti Made in Japan, dai programmi TV alle nuove tecnologie, dal pensiero filosofico agli eroi con occhi a mandorla).
L’affermazione delle arti marziali quali discipline alternative benefiche per il corpo e per la mente a 5 anni come a 50 è, quindi, relativamente recente e la loro ascesa nel panorama sportivo italiano appena agli inizi.
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Commento inserito da Marialuisa Scalise il 16 gennaio 2012 alle ore 15:40
Niente di più vero. Mio figlio pratica il karate da 6 anni (ne ha 12)ed oltre ad avere scoperto una vocazione, ha trovato il modo, lui timido e "troppo" rispettoso degli altri, di difendere i propri spazi e la propria opinione SENZA l'uso di quanto apprende con il suo maestro nel dojo (in palestra). Ha imparato, in sostanza, ad affermarsi in modo autorevole e non autoritaria a scuola e con i suoi amici.