9 segnali che il bambino è videogiochi dipendente

La fine della scuola si avvicina e per molti bimbi inizia il periodo delle giornate vuote, chiusi in casa a sfuggire dal caldo e ad aspettare che mamma e papà escano dal lavoro.
Televisione, videogiochi e smartphone sono spesso i compagni migliori con cui trascorrere il proprio tempo libero, sicuri di non venir mai delusi.
Quando, però, il tempo trascorso giocando a videogame o online deve destare preoccupazione nei genitori? Quali sono i segnali per capire se una normale attività si è trasformata in dipendenza?

  1. Il bambino passa tutto il giorno con una consolle in mano. Non solo utilizza i videogiochi per passare il tempo quando è da solo o mamma e papà sono impegnati, ma è possibile vederlo giocare anche a tavola, la notte quando dovrebbe dormire, in macchina durante uno spostamento…
  2. Anche di fronte a una richiesta perentoria di smettere di giocare, il bambino non riesce a farlo, appare nervoso, arrabbiato, violento.
  3. Nei momenti in cui non gioca, il bambino appare nervoso.
  4. I voti a scuola sono improvvisamente peggiorati e gli insegnanti lamentano spesso disattenzione e incapacità di concentrazione.
  5. Quando i compagni o gli amici lo vengono a trovare, il piccolo propone loro giochi con smartphone o consolle e non è difficile vederlo chiuso in camera da solo mentre gli altri si dedicano ad altre attività.
  6. Passa diverse ore chiuso in camera da solo. Spesso non esce se non per cena, borbottando.
  7. Per feste e compleanni chiede solo videogiochi e spende tutti i soldi che ha a disposizione peracquistarne di nuovi.
  8. Dice spesso di aver mal di testa o che gli bruciano gli occhi.
  9. Apparentemente sembra che nulla gli interessi se non i videogiochi.

Di fronte a una situazione del genere, sarebbe utile correre immediatamente ai ripari rivolgendosi a uno specialista (pedagogista o psicologo) e chiedendo consiglio a scuola per il comportamento migliore da adottare.
Le maniere forti non sempre in questo caso ottengono il risultato sperato. Spesso occorre un lungo lavoro di recupero cercando di interessare il bambino a qualcosa di diverso.

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