Adolescenti analfabeti funzionali
Allarme di Save the Children: un adolescente su due non capisce quello che legge. Lo comunica il presidente dell'Associazione Claudio Tesauro.

Sanno leggere e scrivere ma non capiscono quello che leggono.
Un dramma nazionale denunciato proprio in questi giorni da Claudio Tesauro, presidente dell’Associazione Save The Children nel corso di Impossibile (Roma, 19-22 maggio), lo spazio di confronto sui diritti delle bambine, dei bambini e degli adolescenti, con l’obiettivo di condividere proposte e interventi concreti per superare le disuguaglianze che la pandemia ha generato o aggravato.
Naturalmente, i più colpiti, sono i ragazzi provenienti da famiglie disagiate, soprattutto del Sud, o da situazioni migratorie. Ma il problema riguarda anche altri e si è fortemente accentuato con la pandemia.
Le conseguenze di una simile situazione, con una popolazione giovane sostanzialmente ignorante, sono chiare a tutti e impattano addirittura, sempre secondo Tesauro, anche sulla tenuta della democrazia.
Il dramma non è nuovo. La consapevolezza di un Paese che non riesce a trasmettere cultura ai bambini e agli adolescenti, con una dispersione scolastica, ovvero ragazzi e ragazze che non vanno oltre la terza media, superiore alla media degli altri Paesi Europei (13% contro 10%) emerge ogni volta che vengono resi noti i risultati delle prove Invalsi: secondo le statistiche del 2021, infatti, 2 quattordicenni su 5 hanno, in terza media, una preparazione da quinta elementare, con situazioni molto gravi soprattutto in Italiano e Matematica. Ugualmente, il 44% dei maturandi non raggiunge la sufficienza in Italiano con punte del 50-60% al Sud.
POVERTÀ EDUCATIVA
Si parla di povertà educativa, spesso associata alla povertà economica, che impedisce ai bambini/e e agli adolescenti meno fortunati di godere delle stesse opportunità e stimoli formativi di chi vive in condizioni economiche più agiate.
La pandemia ha accentuato questo divario: la chiusura prolungata delle scuole e delle attività produttive, infatti, ha incrementato notevolmente il rischio di povertà materiale da una parte e dall’altra ha generato una vera e propria perdita consistente in termini di sviluppo cognitivo, socio-emozionale, fisico.
La scuola, per quanto possa essersi impegnata in prima linea per colmare il gap, non gode, purtroppo, di una salute economica tale da poterle assicurare un ruolo chiave in questo senso e molte famiglie si sono, quindi, trovate isolate, impossibilitate per mancanza di strumenti (connessione internet, tablet/pc) a supportare i figli nell’apprendimento.
L’obiettivo condiviso dovrebbe essere, innanzitutto, cercare di colmare i numerosi gap esistenti nel sistema scolastico fornendo servizi educativi universali. In secondo luogo bisogna dedicare risorse aggiuntive a quei territori dove si concentra maggiormente la privazione materiale ed educativa, in grado di rispondere ai bisogni specifici di bambini e famiglie particolarmente marginalizzate.
POVERTÀ EDUCATIVA DIGITALE
C’è poi il tema della povertà educativa digitale con dati altrettanto allarmanti:
il 15% degli adolescenti non è in grado di condividere uno schermo durante una videochiamata; il 29,3% non sa scaricare un file; il 30,3% non sa come rendere privato il proprio profilo Instagram; il 46,1% non riconosce una fake news da una notizia vera; il 37,5% non ha mai utilizzato un pc a scuola.
Come si può ovviare al problema?
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