Al cinema: La mia vita da Zucchina

Ci sono film che lasciano il segno. Film capaci di raccontare storie leggere anche quando parlano di bambini orfani e disagiati. Film che racchiudono una poesia in sé: per le immagini, i dialoghi, la grafica, la cura dei dettagli.
La mia vita da Zucchina del regista francese Claude Barras, liberamente tratto dal romanzo Autobiografia di una Zucchina di Gilles Paris, è uno di questi.

SINOSSI
Il film racconta la storia di Icare, un bambino di 9 anni rimasto orfano della mamma alcolizzata che il piccolo crede di avere ucciso. Ma racconta anche la storia di Camille, 10 anni, che ha visto il padre uccidere la madre e poi uccidersi a sua volta. C’è poi Simon che sembra un bullo ma in realtà ha un cuore tenero e sensibile. Alice, violentata dal padre. Béatrice, la cui mamma, proveniente da un non ben precisato Paese africano e probabilmente senza permesso di soggiorno, è stata espulsa lasciandola da sola. Ahmed cheaspetta suo padre finito in prigione dopo una rapina per potergli comprare un paio di Nike. Jujube, con gravi problemi alimentari e una madre psicopatica alle spalle.
Ritrovatisi tutti in una Casa Famiglia, i bambini impareranno a conoscersi, a rispettare e a farsi rispettare. Scopriranno cosa significa amicizia. Incontreranno l’amore. E capiranno che si può essere amati anche se nessuno finora lo ha fatto.
Rideranno, scherzeranno, piangeranno. Si aiuteranno a vicenda. E daranno prova di gesti di grandissima umanità e coraggio. Perché amicizia significa anche sacrificio.

Un film stupendo da far vedere ai bambini di oggi per raccontare loro realtà crude e durissime con un pizzico di magia. Mettendo in scena il late migliore dell’umanità, quello per cui è ancora possibile sperare che le cose possano cambiare.

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