Amniocentesi prima e dopo. Cosa fare

L’amniocentesi è un esame diagnostico, invasivo, che si effettua tra la fine del quarto e la metà del quinto mese di gravidanza e che consente, attraverso un prelievo, di diagnosticare su base genetica eventuali anomali cromosomiche del feto e infezioni gravi contratte durante la gestazione.
Consiste in un prelievo, effettuato attraverso l’addome materno, l’utero e la placenta sino ad arrivare al sacco amniotico da cui vengono prelevati circa 20 cc di liquido amniotico all’interno del quale si trovano sfaldate le cellule del muco e della pelle del feto che contengono al loro interno tracce di DNA che vengono poi analizzate in laboratorio.
Per quanto restituisca un risultato confermato quasi al 100%, l’esame non è privo di rischi e le possibilità di aborto spontaneo dopo un’amniocentesi sono pari a un caso ogni 300.

RISCHI DELL’AMNIOCENTESI
Considerato un esame quasi di routine dopo i 35 anni, l’amniocentesi comporta, però, dei rischi che non tutte le future mamme sono disposte a correre, a prescindere da quello che possa essere il risultato del test stesso. E che vale la pena tenere presenti quando non ci sono reali motivi per ricorrere al test stesso (età avanzata, possibilità di aver contratto infezioni durante la gravidanza, malattie genetiche familiari…).
Tra i rischi:

  • Sanguinamenti e perdite vaginali di liquido amniotico: è una probabilità che si verifica nell’1% dei casi e che, generalmente, non comporta altre complicanze e tende a risolversi da sola.
  • Rischio di emorragia: per il contatto del sangue materno con quello fetale (è un’ipotesi, però, piuttosto remota).
  • Rischio di infezioni
  • Aborto spontaneo

PRIMA DELL’ESAME
Prima della amniocentesi occorre eseguire una serie di esami preliminari utili per il buon esito dell’esame stesso:

  • Gruppo sanguigno e fattore Rh di entrambi i genitori
  • Ricerca dell’epatite B e C nella madre
  • Test HIV (non obbligatorio)

Qualora la madre presenti un fattore Rh- ed il padre Rh+ è necessario che si esegua anche un test di Coombs indiretto. In tal caso alla gestante verrà somministrata la profilassi anti D, dopo aver eseguito il prelievo.

DOPO L’ESAME
Dopo l’esame, la futura mamma viene tenuta sotto osservazione per un’ora e si procede, quindi, al controllo del battito cardiaco.
Quindi viene rimandata a casa con il consiglio di osservare qualche giorno di riposo assoluto, evitando sforzi e strappazzi fisici.
In caso di dolori e crampi addominali, brividi accompagnati da febbre, sanguinamenti e/o perdite vaginali, è bene avvertire immediatamente il proprio medico curante.

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