Assegno di maternità per le partite IVA

Se le Partite IVA sono state recentemente al centro di un aspro dibattito in merito alla brutta batosta subita con il cambiamento del regime dei minimi (batosta leggermente corretta con la proposta la proposta di proroga di un anno e coesistenza dei due regimi), una buona notizia è arrivata in questi giorni con la proposta di Matteo Renzi di estendere l’assegno di maternità anche alle lavoratrici autonome iscritte alla gestione separata dell’INPS (come, appunto, quelle con partita IVA), oltre a quelle con contratto a tempo determinato o indeterminato.
In base alle nuove normative contenute nel Jobs Act approvato il 20 febbraio e che ora deve passare l’esame della Camera, le lavoratrici autinome potranno ricevere un assegno di maternità pari all’80% del reddito (la cifra sarà stabilita partendo dal calcolo medio di quanto dichiarato nei 12 mesi precedenti alla richiesta di maternità) per i due mesi precedenti al parto e i tre mesi successivi alla nascita del bambino.
Rispetto alle lavoratrici dipendenti, però, le future mamme con partita IVA non saranno obbligate a lasciare il lavoro e potranno decidere in autonomia se farlo o meno. L’assegno, che sarà anticipato dall’INPS che poi si rivarrà direttamente sulle aziende, sarà loro versato solo nel caso in cui dovessero optare per la prima soluzione.
Il tentativo è quello di comparare in tutto e per tutto il lavoro dipendente da quello autonomo, tenendo, però, presente la natura di quest’ultimo e la necessità di molte lavoratrici di questo tipo di non perdere i contatti con il mondo del lavoro (ecco perché il congedo non è obbligatorio).

Categorie:

Donna
Gravidanza
Lavoro diritto famiglia
Terzo trimestre

Cosa ne pensi

;