Back to school (con la divisa)

Primo giorno di scuola. Tempo di promesse, buoni propositi, suggerimenti, polemiche. Come ogni anno. Perché di scuola si parla (poco e male) a settembre e quando la cronaca ci racconta storie di bullismo, vandalismo, razzismo e tutti gli “ismi” che possano venire in mente. Poi la scuola italiana scompare, spinta nell’ombra, né lodevole né spregevole, offuscata dalla sua mediocrità.
A cambiare il volto della scuola in Italia ci hanno provato tutti, da Gentile fino ai giorni nostri. Sempre con i fondi ridotti all’osso, sempre con il tentativo di ribaltare (ma questa è una peculiarità tutta nostrana che non vale solo per la scuola) quanto fatto dai governi precedenti. E a prima vista, la scuola italiana è notevolemte peggiorata.
La colpa non è degli insegnanti. Forse non è neppure dei ministri che si sono succeduti che, a modo loro, hanno anche creduto nei progetti che hanno sostenuto e portato avanti durante il loro mandato.

La colpa è della mancanza di una progettualità a lungo termine. Nell’incapacità da parte di chi governa di capire che la voce “Scuola” dovrebbe essere messa al primo posto, prima ancora delle strade e, forse, anche degli ospedali, nelle spese pubbliche da sostenere. Perchè è nelle aule delle scuole, nelle palestre, nelle sale di informatica (per lo più inesistenti) che si sta formando e si formerà la futura classe dirigente.
Ma questo concetto non passa. Ancora non siamo riusciti, dopo anni di chiacchiere a vanvera, a trovare un modo per insegnare l’inglese (per non parlare di una terza lingua) ai nostri studenti, in modo che all’estero sappiano dire qualcosa in più e più utile che a-p-p-l-e i-s o-n t-h-e t-a-b-l-e!

E così, non avendo nulla di nuovo da raccontare, in attesa di quello che accadrà il prossimo anno, in attesa della prossima notizia sbattuta in prima pagina per un secondo sugli ennesimi stupidi ragazzini che danno fuoco ai banchi, dell’ennesima sterile polemica sull’utilità o meno di avere un crocefisso in classe, in attesa dei prossimi scioperi degli insegnanti che protestano, a ragione, per gli stipendi più bassi d’Europa ma, d’altra parte, non sono in grado di gestire classi di poco più di 20 alunni…, in attesa di tutto questo, ci poniamo un interrogativo:

nei prossimi anni, per le strade delle città italiane, come in Giappone, come in Cina, come in Inghilterra, per sentirci cittadini del mondo anche noi, vedremo i ragazzini indossare zaini e cartelle all’ultima moda su linde divise tutte uguali? Oppure gli stilisti penseranno a grembiuli con i fiocchi, tipo quelli indossati dal saggio Enrico Bottini (a proposito, i vostri figli sapranno mai chi è Enrico Bottini?) che probabilmente al momento si sta ribaltando nella tomba nel vedere quello che tutti siamo riusciti a fare della scuola italiana?

Ah, per dovere di cronaca, Enrico Bottini è il protagonista del libro Cuore, “melenso e sdolcinato libro” di ottocentesca fattura scritto da “un certo De Amicis”!

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