Basta compiti! Cosa ne pensi?

Basta compiti! nasce per promuovere e sostenere azioni volte a superare una pratica inutile e dannosa, quella dei ‘compiti a casa’, favorendo la riflessione e il confronto tra i partecipanti, la condivisione di proposte e la segnalazione di possibili alternative didattiche.
Così si legge nelle note informative della pagina Facebook del gruppo Basta Compiti che ha lanciato e sostiene la Campagna BASTA COMPITI! con la seguente petizione online diretta al MIUR – Genitori, Docenti e Dirigenti Scolastici

Nella petizione, che al momento può contare su 2000 sostenitori, i compiti sono definiti, tra le altre cose:

  • inutili: alla lunga le nozioni apprese con i compiti vengono dimenticate
  • dannosi: essendo fonte di disagi e sofferenze (si specifica: soprattutto per gli studenti in difficoltà).
  • discriminanti: avvantaggiano gli studenti e le famiglie agiate dotate di buon livello culturale o che possono permettersi un insegnante di sostegno.
  • prevaricanti: ledono il diritto al riposo e allo svago
  • impropri: costringono i genitori a sostituirsi ai docenti
  • limitanti: limitando lo svolgimento di fondamentali attività formative extra-scolastiche quali la frequentazione di corsi sportivi e/o laboratori (chissà se nelle fondamentali attività formative extra-scolastiche sono conteggiate anche le innumerevoli ore che i bambini di oggi trascorrono di fronte alla televisione o al computer/tablet/smartphone? Questa è una domanda e una curiosità tutta nostra eh)
  • stressanti: (e qui viene il bello, ndr) sono la causa della maggior parte dei conflitti e dei litigi che scoppiano in casa tra genitori e figli
  • malsani

Alla luce di quanto sopra, viene un po’ da chiedersi
1) cosa ne pensino i docenti per i quali spesso i compiti sono lo strumento attraverso il quale rendersi conto del livello di preparazione di una classe, della capacità dello studente di sbrigarsela da solo e di eventuali lacune da riaffrontare in classe a beneficio di tutti.
2) Come possano essere sopravvissuti fino a ora i bambini di un tempo. Quelli che, tra una poesia a memoria, un dettato ortografico, un operazione in colonna, trovavano anche il tempo di correre e giocare nei cortili, organizzare avvincenti giochi di gruppo all’aperto, quelli che bastava un legnetto, un gessetto, una foglia per improvvisare e immaginare mondi meravigliosi e fantasmagorici. Quelli i cui genitori, spesso, non erano certo laureati alla Normale di Pisa. Quelli che i soldi non c’erano per gli insegnanti di sostegno. Quelli che le cartelle se le trascinavano in spalla. Che una volta non c’erano i trolley con le ruotine.

Ovvio. Si dirà ‘altri tempi’. E nessuno spera o sogna un ritorno al passato.
Ma un passo verso il buon senso, magari, potrebbe essere auspicabile.

La polemica sui compiti è cosa moderna. Scavando scavando si scopre che più che gli studenti, a non sopportarli sono i genitori. Che si vedono costretti, spesso, a rinunciare al loro ‘tempo libero’ (sacrosanto, per carità) per poter aiutare i figli nell’esecuzione e nello svolgimento di esercizi, studio e letture.
Il punto è che i compiti NON dovrebbero essere svolti dai genitori. I compiti sono o dovrebbero essere strumenti per gli studenti. Per aiutarli a memorizzare le nozioni spiegate in classe, per rendersi conto del livello di comprensione di questo o quell’argomento ed, eventualmente, (ma questa è utopia) per trovare il modo di approfondire un argomento piuttosto che un altro di proprio interesse.
Dire che i compiti sono discriminanti è senza senso. Tutti i bambini che frequentano la stessa classe sono sottoposti allo stesso percorso e dovrebbero raggiungere, a fine anno, lo stesso livello di preparazione.
Quelli più bisognosi, in difficoltà, che fanno più fatica nello svolgimento dei compiti (ma spesso anche nel raggiungimento dei risultati a scuola) dovrebbero PRETENDERE di arrivare là dove sono i compagni proprio utilizzando il compito come mezzo per interagire con l’insegnante.
É evidente che un bambino di sei, sette, otto anni non è maturo a sufficienza per questo tipo di relazione.

Ma è verso questa direzione che andrebbero indirizzate le richieste dei genitori.
Non abolire i compiti, secondo noi.
Ma pretendere che questi vengano corretti in classe e laddove ci sono delle lacune, ripresi insieme, riaffrontati.

É compito dei docenti, di qualsiasi ordine e grado, non solo lo svolgimento del programma per intero. Ma soprattutto la pretesa di poter portare a fine anno tutti gli studenti al medesimo livello. Eventualmente tarando le aspettative su una posizone media.

In merito, poi, al tempo libero dei bambini (e sarebbe da ricordare ad alcuni genitori che anche lo svolgimento di attività extra-scolastiche, spesso a pagamento o che richiedono la disponibilità dei genitori ad accompagnare i figli, è DISCRIMINANTE), chiedere che la mole di compiti sia proporzionata al tempo che i piccoli trascorrono a scuola ha un senso.
RIcordando, però, che una delle grosse piaghe delle generazioni di oggi è il tempo ‘buttato’ davanti a una consolle o a un televisore. Non certo, dunque, tempo di grande qualità.
Forse esiste una via di mezzo tra il non poter uscire di casa e il non avere nulla da fare.
Anche perché la scuola è una tappa. Che dovrebbe preparare i bimbi ad affrontare gli impegni e le difficoltà della vita vera.
Bambini non abituati a lavorare a casa, da soli, trovando la concentrazione e la volontà per eseguire ciò che è stato chiesto loro di fare, come potranno entrare alla scuola superiore prima, all’università poi, nel mondo del lavoro infine?

Sarebbe utile, intorno a questo tema, creare un dibattito. Un dibattito vero che coinvolga tutte le parti in gioco (è interessante, sulla pagina Facebook del gruppo leggere, per esempio, le posizioni degli insegnanti in merito) e che porti a una soluzione che, secondo noi, non può certo essere l’abolizione in toto dei compiti a casa.
Voi cosa ne pensate?

Per maggiori informazioni www.bastacompiti.it

Categorie:

Età Scolare
Scuola

Cosa ne pensi

;