Capricci a tavola. Cosa fare se il bambino non vuole mangiare

Insegnare ai bambini a mangiare in modo sano ed equilibrato è uno dei compiti più difficili a cui mamme e papà sono chiamati. Il cibo, infatti, è il tramite attraverso il quale avvengono, a partire dall’età pediatrica in poi, le lotte più dure e aspre tra genitori e figli. Ricatti, espiazione di sensi di colpa, paure e angosce represse, false credenze passano spesso, da una parte e dall’altra, sulla tavola e attraverso la tavola.
Senza arrivare ai casi più estremi di disturbi alimentari in età precoce (sono sempre più numerosi, nei Paesi Occidentali, gli adolescenti e i preadolescenti che soffrono di anoressia, bulimia, obesità grave…) è indubbio che non sempre l’alimentazione dei bambini è quella più indicata per una crescita sana e non sempre i comportamenti di mamma e papà in merito all’educazione alimentare dei più piccoli sono consigliabili.
Una recente ricerca condotta da ricercatori dell’Università di Barcellona ha dimostrato, ad esempio, che la dieta mediterranea protegge dai disturbi da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).

PRIMA DI COMINCIARE: UN MEMORANDUM PER MAMMA E PAPÁ
Prima di dare qualche regola per educare i bambini a un’alimentazione corretta, sono necessarie alcune fondamentali premesse. Che valgono a tavola, come in qualsiasi altro ambiente e per qualsiasi altra situazione.

  1. Per prima cosa, il buon esempio!
    Se l’obiettivo è che il bimbo abbia un’alimentazione sana, è fondamentale che per primi mamma e papà seguano un regime alimentare equilibrato. Se i genitori, per dire, non consumano mai frutta o verdura, se spesso mangiano cibo spazzatura, è probabile che anche i bambini seguano questo comportamento. Abituarli a mangiare bene significa, prima di tutto, imparare noi stessi a farlo!
  2. I genitori decidono. I bambini obbediscono
    Troppo spesso, purtroppo, si vedono genitori incapaci di adempiere al loro compito, che si lasciano tiranneggiare dai figli ai quali sono incapaci di dare delle regole. Chiedere a un bambino di 2/3 anni cosa vuole mangiare, offrirgli sempre l’alternativa quando qualcosa non gli piace, pretendere che sia lui a capire quale sia la scelta migliore per la sua salute, è sbagliato oltre che dannoso. Mamma e papà dovrebbero stabilire il menu dei pasti quotidiani e presentarlo al bimbo senza troppe alternative. Tenendo conto dei suoi gusti e delle sue preferenze, certo. Ma non adattandolo alle sue pretese. Fosse per loro, il 90% dei bambini in età pediatrica mangerebbe sempre le stesse cose, cucinate nello stesso identico modo. Per fortuna, però, non sono i bambini a decidere. O non dovrebbero essere loro.
  3. Nessun bambino posto davanti a un piatto pieno si lascia morire di fame!
    Questa massima andrebbe impressa col fuoco nella cucina di tutte le mamme italiane terrorizzate dall’idea che il loro bambino possa morire di fame. Spesso, infatti, l’idea di offrire un’alternativa alimentare al piccolo è dettata dalla paura che, saltando uno o due pasti, il bimbo possa “morire di fame”. Dietro si cela anche quella falsa credenza, dura a morire, che “grasso è bello” e che un bambino più ciccia ha attaccata addosso più è sano. Nulla di più errato, fuorviante, deleterio. Se il bambino è sano e sta bene, se non ha problemi alimentari o psicologici gravi (gravi intolleranze, allergie, disturbi gastro-intestinali rilevanti, perdite affettive, traumi…) non si lascerà davvero morire di fame e, prima o poi, cederà all’offerta che trova nel piatto.

COSA FARE E NON FARE PERCHÁ I PASTI NON DIVENTINO UNA GUERRA APERTA
Regole generali di buona educazione:

  • A tavola si mangia. Non si guarda la televisione, non si utilizzano cellulari e smartphone (salvo chiamate impreviste), non si gioca, non si leggono libri. Durante i pasti, che dovrebbero avvenire in un ambiente sereno e conviviale, si mangia, si chiacchiera, ci si raccontano le esperienze della giornata e si condividono sensazioni ed emozioni. Soprattutto, però, si mangia.
  • Il cibo nel piatto non fa mai schifo. Al massimo può non piacere. In tal caso si mette da parte e si aspetta il piatto successivo, ammesso che ce ne sia uno.
  • Con i bambini più grandi (dai 6 anni in su) si può pretendere che rimangano seduti composti al loro posto fino a quando tutti avranno terminato di mangiare. Se il momento del pasto è sereno e le chiacchiere tra i commensali piacevole, anche i bambini non faranno fatica a rispettare questa regola. Ai bimbi più piccoli potrà essere accordato il permesso di alzarsi dopo che hanno terminato di mangiare il loro pasto.
  • Far mangiare un bambino non significa inseguirlo per tutta la casa con il cucchiaino pieno pregandolo di assaggiare qualcosa. In questo modo, infatti, si investe il piccolo di un potere eccessivo di controllo nei confronti dei genitori. Il bambino può scegliere di non mangiare quello che gli viene offerto. In tal caso, però, rimarrà seduto a tavola secondo le regole di cui sopra e quando tutti avranno finito si alzerà a digiuno senza che gli sia offerta un’alternativa (a meno che questa non sia già stata prevista).

Il cibo non deve mai diventare una forma di ricatto, soprattutto affettivo. Frasi tipo “si mangi i piselli ti do il cioccolato” oppure “se non mangi sei cattivo” non dovrebbero mai essere pronunciate. Il cibo è solo cibo. Serve per nutrirsi, principalmente. Non è una merce di scambio per ottenere questo o quello né tanto meno un metro per giudicare se un bambino è “buono” o “cattivo”.

  • I bambini non vanno ingannati. Adattare leggermente i sapori al loro palato è importantissimo (pretendere che un bimbo di 2 o 3 anni apprezzi sapori quali il piccante, l’aglio, lo speziato… è senza senso). Mescolare tra loro gli ingredienti sperando con uno di coprire il sapore dell’altro no. Se al bimbo, quindi, piace la banana, evitare di mescolare il cavolo a quest’ultima per farglielo mangiare. Finirà per rifiutare l’uno e l’altro. L’ideale sarebbe offrirgli i diversi alimenti, accettando eventuali rifiuti, ma continuando a proporli magari a distanza di tempo. Il gusto, come ogni cosa, si educa. E per farlo, occorre tempo.
  • Cercare di variare il menu quanto possibile. Questo non solo aumenterà le possibilità che il bambino abbia una dieta più completa e varia, ma farà sì che il piccolo non si annoi o, al contrario, non si abitui a mangiare sempre le solite cose, rifiutando tutto il resto. Per quanto possibile, quindi, è importante cercare di essere creativi sia nella proposta delle ricette sia nella scelta degli ingredienti.

Piccoli trucchi:

  • Coinvolgere il bambino in cucina aumenta le chance che i piatti proposti incontrino se non il suo favore, quanto meno la sua curiosità.
  • Abituare il piccolo ad annusare, assaggiare, manipolare…. La conoscenza del cibo non passa solo attraverso il senso del gusto.
  • Niente pasticci fuori dai pasti. Il bambino, come gli adulti, dovrebbe consumare sempre 5 pasti al giorno. Tre principali (colazione, pranzo e cena) e due spuntini (a metà mattina e a metà pomeriggio).

 

 

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Età Prescolare
Psicologia educazione

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