Cara ministra Azzolina...

Che a maggio non si sarebbe rientrati a scuola genitori e insegnanti lo avevano capito da tempo. L’anno scolastico 2019-2020 è stato universalmente accettato come anno perso.
Che, però, venga messo in discussione il rientro in aula anche a settembre è tutto un altro discorso e le famiglie lo stanno apprendendo, con la confusione che sta caratterizzando tutta la comunicazione politica di questi mesi, in questi giorni.
La domanda che ora tutti si fanno è:
si tornerà a scuola a settembre? E se si, in che modo?
Cosa devono aspettarsi gli studenti, i genitori, gli insegnanti per il prossimo anno?
Sono quesiti giustificati e che meriterebbero un po’ più dell’attenzione che viene dedicata loro. Anche in un contesto instabile come questo, rassicurare gli interessati di quella che sarà la loro sorte nemmeno troppo futura è un dovere insindacabile che le istituzioni sono chiamate a garantire.

Ecco perché, nelle ultime ore, le associazioni dei genitori e gli insegnanti si sono mossi con richieste molto specifiche rivolte al ministro Azzolina, raccogliendo addirittura 50mila firme in 24 ore.
Ecco in sintesi le richieste che hanno accompagnato la petizione (ma non è l’unica) che ora dovrebbe già essere sul tavolo del Ministro:

  1. Tutela dei diritti dei minori, completamente cancellati durante tutta l’emergenza Covid (…I bambini, tutti i minorenni, e i loro diritti, sono stati ignorati durante tutta la fase emergenziale dalle istituzioni, e presi in considerazioni solo dopo vibranti proteste e mobilitazioni...).
  2. Informazioni chiare in merito ai tempi, ai termini e alle modalità di riapertura delle scuole (…Mentre il Primo ministro Conte comincia a presentare un’ipotesi di riapertura graduale delle attività lavorative e a parlare di “ripartenza”, manca una chiara informazione istituzionale relativa a condizioni, termini e modalità di riapertura delle scuole).
  3. Riapertura della scuola a settembre senza se e senza ma e non ipotesi, per altro non confermate, di erogazioni delle lezioni a distanza (…Una ripartenza con genitori che dovrebbero ancora farsi carico dell’accudimento e/o dell’istruzione primaria dei propri figli è impensabile. Non si può, quindi, sottovalutare il problema e non pensare alle enormi conseguenze che questo avrà sui minori e sull’organizzazione delle famiglie…)
  4. Critiche rispetto alla gestione della didattica a distanza che, dopo un mese e mezzo di sperimentazione, si è rivelata inadeguata e ha messo in luce gravi differenze nella capacità di gestione sia tra gli alunni che tra i docenti, mancanza di infrastrutture pubbliche adeguate (banda larga, piattaforme didattiche digitali, ecc.) e di connessioni domestiche, enormi differenze sociali, culturali ed economiche tra i soggetti più pronti a recepirla e quelli meno.
  5. Necessità insindacabile da parte dei genitori che lavorano di sapere che i propri figli saranno a scuola per la maggior parte della giornata. Pena il doversene fare carico senza neppure poter più contare sull’aiuto dei nonni che, naturalmente, vanno tutelati in questo particolare momento.
  6. Informazioni anche in merito alla gestione dei figli nel periodo estivo, dal momento che anche il tema dei centri estivi e dei campus è stato completamente accontonato. A questo proposito, i genitori dei bambini della scuola d’infanzia chiedono un ritorno graduale all’attività scolastica visto che, in teoria, le attività per i più piccoli non si sarebbero dovute, comunque, concludere al 10 giugno ma proseguire fino alla fine del mese.
  7. Un confronto con i modelli adottati nel resto d’Europa (per esempio in Danimarca dove le scuole hanno già riaperto e stanno praticando il distanziamento fisico pur garantendo il diritto all’istruzione) in modo da trovare una soluzione efficace che permetta di salvaguardare la frequentazione scolastica senza compromettere, però, la salute di nessuno.

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