Caro sindaco, liberi i bambini

Egregio signor Sindaco, siamo un gruppo di genitori.
In questi giorni ci siamo impegnati a essere cittadini responsabili, nel rispetto scrupoloso delle disposizioni che l’emergenza sanitaria in atto ha imposto. L’inasprimento delle misure restrittive sulla circolazione delle persone adottato negli ultimi giorni ci rende consapevoli che questo stato di cose rischia di durare ben oltre il prossimo 3 aprile.

Così inizia la lettera che un gruppo di genitori di Firenze ha scritto al sindaco Dario Nardella affinché, in queste tristi giornate di clausura, intervenga perché anche i bambini, come d’altra parte i cani, possano avere diritto a una mezz’ora d’aria.
La lettera, infatti, continua così:
Siamo preoccupati del fatto che nessuno si sia posto seriamente il problema dei bambini. Rispettiamo il diritto che avete riconosciuto ai cani di poter espletare i loro bisogni fisiologici in ripetute passeggiate nel corso di una giornata. Pretendiamo che le istituzioni diano una risposta chiara alla ragionevolezza e proporzionalità di provvedimenti emergenziali che “sembrano” vietare ai bambini di uscire anche solo per una mezz’ora.

Il tema non è banale. I bambini, additati sin da subito come piccoli untori, tra i primi a essere reclusi e ad avere perso il loro diritto fondamentale allo studio, sacrificato, giustamente, nel nome del ben più importante diritto alla salute, sono i grandi dimenticati di questa emergenza coronavirus.
Rinchiusi in casa sin dalle prime ore dell’emergenza (ricordiamo che in Lombardia le scuole hanno chiuso i battenti il 24 febbraio), hanno perso da un giorno all’altro ogni forma di tutela e salvaguardia.
Murati all’interno di 4 mura. Impossibilitati a uscire anche per quei dieci minuti che mamma o papà vanno a fare la spesa, in farmacia o in edicola.
Qualche genitore impavido se li porta dietro nelle commissioni (poche) quotidiane. In generale, però, i bambini, che il virus cattivo sembra voler graziare, non sono ben visti dalla popolazione. Possibili portatori sani di morbi innominabili, i bimbi, da esseri indifesi, sono diventati creature da cui difendersi.
Chi pensa a loro?

Come dicevamo il tema non è banale.
Premesso che un’ora d’aria sarebbe un toccasano per tutti e premesso che non uscire di casa, per quanto non sia salutare, non comporta realmente veri problemi di salute, esistono situazioni che andrebbero valutate con cura.
Bambini che vivono in condizione disagevoli, bambini con problemi, bambini che condividono spazi minuscoli con genitori violenti, alcolizzati o drogati.
Se la scuola rappresentava per loro una via di fuga, la clausura forzata può rappresentare la morte. Per lo meno quella dell’anima.
Bambini perduti che nel giro di qualche settimana sono rimasti inchiodati a un presente dal quale non è possibile fuggire.

E senza fare della filosofia spiccia, si chiedono i genitori (e non solo quelli di Firenze) dopo 3 settimana di quarantena, fino a quando si pensa di tenerli segregati in casa? Perché i cani (e i padroni dei cani) hanno più diritti dei bambini (e dei genitori dei bambini)?
Perché nessuno prova a mettere sul tavolo il problema cercando di trovare una soluzione regolamentata che non metta a rischio la popolazione ma che faccia tornare i bimbi bimbi, anche nell’emergenza?

Non si tratta, infatti, di giocare al parco o organizzare feste all’aperto.
Ma del sacrosanto diritto a sgranchirsi le gambe. Anche solo una mezz’ora a settimana.

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