Ciuccio sì, ciuccio no
Un uso prolungato del ciuccio può essere responsabile della crescita di denti storti? A che età dovrebbe essere abbandonato? È possibile farne a meno? Ce ne parla il dottor Luca Bolzoni.

Un uso prolungato del ciuccio può essere responsabile della crescita di denti storti? A che età dovrebbe essere abbandonato? È possibile farne a meno? Ce ne parla il dottor Luca Bolzoni.
Secondo medici ed esperti, il prolungato uso del ciuccio dopo i primi mesi di vita sarebbe il principale responsabile della crescita di denti storti. D’altra parte, gli psicologi sono abbastanza concordi nello sconsigliarne l’abbandono forzato in quanto proprio il ciuccio rappresenterebbe per alcuni bambini una necessità che denota stati d’animo diversi che vanno dal piacere di sentirsi a proprio agio al desiderio di attenzione, alla manifestazione di ansia. Sia gli uni (i dentisti) che gli altri (gli psicologi), però, sono d’accordo nell’affermare che l’uso del ciuccio andrebbe, comunque, evitato completamente durante l’allattamento dal momento che il bimbo potrebbe acquisire la cattiva abitudine di ‘non fare lo sforzo’, al momento della poppata, di tirare dal seno considerato che quest’operazione risulta più faticosa del semplice gesto di ‘succhiare’.
CIUCCIO A 360°
Piccola guida all’acquisto e all’uso del ciuccio
COME AFFRONTARE IL DISTACCO
Solitamente, i bimbi tendono ad abbandonare spontaneamente l’uso del ciuccio intorno ai due/tre anni di vita (di solito, mai dopo i quattro) quando cominciano ad acquisire fiducia in se stessi e a diventare più sicuri. Ogni bambino, però, ha i suoi tempi e non esiste, come sempre, un momento ideale valido per tutti.
In ogni caso, il distacco non deve essere improvviso (far scomparire il succhiotto nella speranza che il piccolo se ne dimentichi è sbagliato e potrebbe sortire l’effetto contrario dal momento che il bimbo potrebbe essere ossessionato dall’idea di aver perduto una cosa cara). Il consiglio, quindi, è quello di procedere gradualmente in modo progressivo, con pazienza e comprensione, evitando la fretta e l’intransigenza.
All’inizio, per esempio, si potrebbe mostrare al piccino il luogo in cui si intende conservare il succhiotto dandolo al bebè solo dietro a una sua precisa richiesta (prima di fare la nanna); oppure, gli si potrebbe proporre di metterlo da parte, suggerendogli eventualmente di regalarlo al peluche o al bambolotto preferito. A volte, può valere la pena premiare il bambino che accetta di privarsi del ciuccio in alcuni momenti della giornata gratificandolo con piccoli e semplici regali. O ancora, organizzare una specie di rituale del distacco coinvolgendo il bimbo in modo che, se in futuro dovesse sentire la mancanza del prezioso succhiotto, abbia la consapevolezza di essere stato lui ad abbandonarlo per sempre.
In ogni caso e comunque si decida di procedere, occorre scegliere un periodo di relativa tranquillità (per esempio, le vacanze estive, il giorno del compleanno…) in cui il bambino non stia vivendo situazioni di stress emotivo (la nascita di un fratellino, l’inizio dell’asilo o della scuola materna, un momento di dissapore tra mamma e papà…). Da evitare assolutamente, invece, ricatti, giudizi, critiche, rimproveri…, atteggiamenti, insomma, che, spesso, hanno come unica conseguenza quella di caricare il gesto del succhiare di sensi di colpa e ansia, radicandolo ancora di più nella sfera affettiva. In un certo senso, la rinuncia al ciuccio deve avvenire in modo spontaneo da parte del bambino e genitori ed educatori devono riuscire a rispettare i suoi tempi sapendo che un suo uso prolungato non porta, dal punto di vista psicologico, ad alcun tipo di danno per il piccino.
RICERCHE SCIENTIFICHE
Una ricerca condotta da due professori di pediatria dell’Università finlandese recentemente apparsa sulla più prestigiosa rivista pediatrica del mondo, Pediatrics, mette in luce i rischi che l’utilizzo del ciuccio comporterebbe per la salute del bambino.
Già in passato, infatti, era stato osservato che l’utilizzo del succhiotto faceva aumentare mediamente di circa una volta e mezzo il rischio di otite, valore che aumentava considerevolmente (3 volte) fra i bimbi con un’età compresa tra i 2 e i 3 anni che frequentavano l’asilo.
I due ricercatori finlandesi hanno eseguito a questo proposito una controprova confrontando un gruppo di bambini abituati all’uso del ciuccio con altri che, invece, non lo avevano mai utilizzato. I dati emersi sono sorprendenti: i piccoli che non utilizzano il succhiotto hanno il 33% di possibilità in meno di contrarre l’otite anche se una riduzione la si ottiene anche privando il bambino dell’amata tettarella durante le ore del sonno.
Dal momento, però, che il ciuccio rappresenta per il piccolo un piacere, spetta ai genitori decidere se privilegiare l’aspetto fisico (salvaguardando, quindi, orecchia e denti del bebè) oppure quello psicologico permettendo al bimbo di succhiare in pace fino a quando lui stesso deciderà di smettere.
Per maggiori informazioni sull’argomento è possibile consultare il sito internet www.dentalclinic.it oppure scrivere direttamente al dottor Luca Bolzoni, medico-chirurgo, specialista in odontoiatria e ortognatodonzia, implantologia all’indirizzo mail luca.bolzoni@libero.it
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