Come restituire fiducia e sicurezza a un preadolescente

Oggi i preadolescenti e gli adolescenti appaiono stanchi, incapaci di riconoscere le proprie capacità e competenze e, di conseguenza, depressi e infelici.
In linea di massima, si può dire che questo avvenga perché i bimbi di oggi hanno, di fatto, perso la dimensione del desiderio, della passione e dell’entusiasmo, proprio in un’età in cui la forza fisica, la carica energetica e nei più grandicelli la voglia di cambiare e rivoluzionare tutto e tutti dovrebbe emergere per natura.
La dimensione del desiderio, d’altra parte, non è più considerata come una delle componenti fondamentali dell’educazione. Desiderare qualcosa, fin da bambini, mette in campo altre dimensioni che sono quelle del saper attendere, del sognare e dell’immaginare.
Dimensioni che, se coltivate fin da piccoli, saranno di grande aiuto nella vita di un adolescente, di un giovane adulto e anche di un adulto.

Oggi l’imperativo che domina la nostra società è quello del possesso immediato, della logica del tutto e subito, del perché no. Il godimento ha preso il posto del desiderio e pratiche come quelle della rinuncia, del sacrificio, del saper attendere qualcosa di bello e importante sembrano scomparse, obsolete.
Invece, sono proprio queste le dimensioni che apprese fin da bambini, hanno dato vita a una società sana in cui vivere, paradossalmente, era qualitativamente più bello, più entusiasmante, sicuramente più faticoso, ma indubbiamente più soddisfacente e gratificante.

Ai suoi ragazzi Baden Powell, fondatore del movimento scoutistico, diceva:
La felicità non dipende dalle ricchezze, né dal successo nella carriera, né dal cedere alle nostre voglie.
E ancora affermava:
Contentatevi di quello che avete e cercate di trarne tutto il profitto che potete. Guardate al lato bello delle cose e non al lato brutto. Ma il vero modo di essere felici è quello di procurare felicità agli altri. Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non l’avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di aver fatto del vostro meglio.

Le esperienze di volontariato, che mettono in gioco numerose dimensioni tra cui quella del fare con passione ed entusiasmo insieme agli altri, sono potenti strumenti pedagogici per formare uomini e donne adulti.
Anzi più che potenti strumenti educativi, sono gli unici dispositivi pedagogici in grado di farci guardare al futuro in modo fiducioso.
Le esperienze di volontariato connesse al campo della malattia sia fisica che psichica, della sofferenza e del dolore umano offrono percorsi di forte maturazione per i ragazzi e di presa di contatto con il ‘limite’, con i propri limiti. É importante incontrare, in un ‘modo altro’ rispetto alla messa in atto di condotte comportamentali devianti e antisociali, quella parte dell’esperienza umana ( la sofferenza, la malattia, la morte ) che fa scoprire ai ragazzi di non essere onnipotenti.
Invece di misurare le proprie forze e andare alla ricerca dei propri limiti attraverso azioni e imprese nocive o peggio letali – condotte alimentari al limite della patologia, abuso di bevande alcoliche, consumo di sostanze stupefacenti, guide in stato di ebbrezza, rapporti sessuali non protetti – i ragazzi dovrebbero essere guidati e indirizzati dalle figure adulte a cercare e trovare se stessi e la propria identità in formazione in forme di solidarietà e di impegno umano e sociale. Anche le esperienze a sostegno dell’integrazione del diverso e del dialogo pacifico tra culture differenti sono altrettanti modi per prendere consapevolezza del proprio limite, scoprire di non bastare a se stessi e di essere interdipendenti.

Per scrivere o contattare la dottoressa Chiara Corte Rappis è possibile scrivere all’indirizzo chiara.corterappisATyahoo.it oppure telefonare al numero 349-7898300. Per maggiori informazioni, è possibile anche consultare il sito www.spazioeterotopico.it

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