Contro la glorificazione del parto naturale

Parto naturale vs parto cesareo. Un’annosa questione che negli ultimi anni sembrava essersi risolta ovunque a favore del parto naturale.
Non solo perché quest’ultimo rappresenta (o rappresenterebbe) la ‘naturale’ predisposizione della donna a mettere al mondo un bambino, ma anche perché da tutte le parti si sottolineano i rischi che un parto cesareo (di fatto un’operazione chirurgica a tutti gli effetti) potrebbe comportare.
Uno studio pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica New Scientist scritto da Claire Wilson sembrerebbe ribaltare queste posizioni.
I motivi sono molteplici:

  • Sebbene nessuno neghi i rischi legati a un intervento chirurgico (il parto cesareo), anche il parto naturale presenta le sue conseguenza sulla salute delle donne. A questo proposito la Wilson cita alcuni dati: circa il 40% delle donna che hanno partorito in modo naturale soffrono di incontinenza, contro il 29% di quelle che si sono sottoposte a un taglio cesareo. A questo si potrebbe ovviare consigliando la donna di prendere parte ad alcune sessioni di ginnastica perineale, cosa che, però, quasi mai viene fatta.
  • La decisione ultima di stabilire come partorire dovrebbe spettare alla donna informata di tutti i rischi e le controindicazioni cui potrebbe andare incontro optando per l’una o l’altra possibilità.
    A questo proposito, interessante il caso della donna (citato nell’articolo) che ha chiesto e ottenuto dal Tribunale inglese i danni a scapito del medico responsabile che l’ha assistita durante il parto naturale. In quell’occasione, infatti, il bambino, incastrato nel bacino della mamma, ha subito gravi danni cerebrali che, a detta del tribunale, si sarebbero potuti evitare informando la donna della possibilità di sottoporsi a un taglio cesareo o, comunque, avvisandola di quelli che potevano essere le conseguenze di un parto naturale.

Nell’articolo, inoltre, la Wilson spiega anche che moltissime ostetriche optano, quando sono le dirette interessate, per il parto cesareo con una percentuale pari al 50% negli Stati Uniti e al 31% in Gran Bretagna.
Il dato è interessante e fa riflettere.
Così come fa riflettere il tentativo della Wilson di ridare alla donna la possibilità di scegliere della sua vita e di quella del figlio che porta in grembo, secondo il principio della libera scelta da non condannare, boicottare e ostacolare.

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