È giusto raccontare ai bambini che Babbo Natale esiste?

Bugia o magia quella raccontata ai bambini sull’esistenza di Babbo Natale?
I pareri sono divisi e le ragioni che tendono verso l’una o l’altra direzione rispondono a criteri pedagogici diametralmente opposti.
La Francia è, forse, il Paese europeo in cui maggiormente è sentita la questione. Uno spot andato in onda nel periodo natalizio e che pubblicizzava un prodotto finanziario ha annunciato che Babbo Natale non esiste provocando la reazione di centinaia di bambini e l’intervento dell’Associazione Consumatori (per buona pace di tutti, la frase è stata eliminata e i piccoli francesi hanno potuto continiare a credere nei loro sogni).
Ma, dunque? Si tratta di un inganno, come ritengono i nemici dell’esistenza di Babbo Natale, o si tratta di accettare un normale percorso di crescita del bambino a cui viene data la possibilità di vivere la sua infanzia?

IL PENSIERO MAGICO

Normalmente, è intorno agli 8/9 anni che Babbo Natale, gli elfi, la befana, le streghe…. smettono di essere figure reali e vengono relegate al mondo dell’immaginazione. Fino a quel momento, però, rrispondono al bisogno del bambino di spiegare la realtà che lo circonda facendo ricorso al soprannaturale.
Se di bugia si tratta, quindi, senz’altro è una bugia raccontata a fin di bene, utile al piccolo per orientarsi e trovare risposte ai mille dubbi che lo attanagliano.
La preoccupazione che molti genitori manifestano di ingannare i propri figli disincentivando lo sviluppo di un pensiero critico è infondata.

Fino a 6 anni, infatti, il lmodo in cui un bambino vede la realtà è caratterizzato dal “pensiero magico” (Piaget): ciò che per gli adulti è assurdo per lui è coerente e accettabile, senza, però, che questo intacchi la sua capacità di giudizio. Semplicemente nel bambino il giudizio critico non è ancora formato. Sarebbe come pretenedere che un neonato si alzi in peidi e cammina. Non è in grado, fisicamente e coglitivamente, di farlo. Ugualmente un bimbo non ha gli strumenti per mettere in dubbio l’estistenza del vecchietto con la lunga barba bianca che in una notte consegna centinaia di pacchi grazie all’iuto di una slitta trainata da renne voltanti.

La verità su Babbo Nattale, generalmente, si insinua nella testa di un bimbo intorno ai 7/8 anni fino a sfociare nella fatidica domanda a mamma e papà: ma Babbo Natale esiste davvero?
È a questo punto che è fondamentale che i genitori dicano la verità. Verità che, per altro, il bambino già conosce per conto suo e di cui vuole semplicemente avere una conferma: No, Babbo non esiste.

QUANTA SOFFERENZA…

Gli studi sulla presunta sofferenza del bambino alla scoperta della non esistenza di Babbo Natale sono abbastanza d’accordo nel confermare che si tratta di un fastidio effimero, che non intacca, di fatto, la fiducia nei genitori, e che dura per l’istante della scoperta.
In un certo senso, nel momento in cui la consapevolezza della non esistenza di Babbo Natale diventa concreta, il bambino ha semplicemente portato a termine un percorso: il mondo magico è naturalmente scomparso e il bimbo si prepara ad affrontare le sfide della pre-adolescenza e dell’adolescenza.

È normale che il piccolo si senta deluso o tradito. Ma ha gli strumenti cognitivi per comprendere che mamma e papà, in fondo, hanno solo giocato, senza per questo volerlo davvero ingannare o prendere in giro.
Semplicemente quel mondo dentro al quale tutti hanno vissuto, quello della prima infanzia, è venuto a mancare e un nuovo andrà a formarsi.

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