Enuresi: un problema medico

Un bambino su dieci con un’età superiore ai sei anni soffre di enuresi, un disturbo medico conosciuto sin dall’antichità considerato per prevalenza il secondo problema pediatrico dopo le allergie.
Si tratta di una malattia, curabile, che provoca perdita involontaria di urina durante le notte e che spesso è accompagnata da altri sintomi quali bisogno frequente di urinare durante il giorno.
Oggetto di approfondite ricerche a partire dagli anni Ottanta, l’enuresi è stata per anni relegata nella sfera dei disturbi psicologici dal momento che, talvolta, si palesa in momenti di particolare stress emotivo (l’inizio della scuola, la nascita di un fratellino, la separazione dei genitori…). Le cause scatenanti, però, sono sempre ed esclusivamente mediche ed è per questo che è fondamentale, di fronte a un bambino enuretico, rivolgersi quanto prima a uno specialista per conoscere sin da subito la diagnosi e cominciare una terapia che nella maggior parte dei casi porta il paziente alla completa guarigione.

ENURESI: COME SI PRESENTA

Due le forme attraverso le quali l’enuresi può presentarsi:

  1. monosintomatica causata dalla mancanza di un ormone, la vasopressina che, come una spugna, regola durante la notte l’assorbimento della pipì;
  2. sintomatica quando, oltre alla mancanza della vasopressina, il paziente è affetto da una vescica definita iperattiva (si contrae, cioè, a livelli molto bassi di riempimento risultando più piccola rispetto a una vescica normale della stessa età) causando problemi anche durante il giorno (bisogno frequente di urinare, impellenza ad assecondare lo stimolo minzionale).

BAMBINI ENURETICI: SINTOMI E CONSEGUENZE

Sono da considerarsi enuretici solo ed esclusivamente i bambini che, dopo il compimento del sesto anno di età, bagnano il letto in modo frequente e ripetuto (almeno due o tre volte nell’arco di una settimana in un periodo prolungato di tempo). Prima dei 6 anni, invece, non si può parlare di enuresi in quanto spesso non è stato ancora raggiunto da parte del piccolo un perfetto controllo dell’apparato urinario e degli sfinteri.
Lenzuola e mutandine bagnate, un’impellenza a correre in bagno non appena lo stimolo della pipì si fa sentire, tentativi di trattenere la pipì (per esempio, saltellando sul posto o accovacciandosi) sono tutti segnali che dovrebbero mettere in allarme i genitori e spingerli a prenotare una visita specialistica.

Oltre all’evidente fastidio fisico (gli enuretici vivono, in un certo senso, una vita a metà nel corso della quale gli aspetti più colpiti risultano essere la socialità e la possibilità di condividere con gli amici esperienze a loro precluse), infatti, l’enuresi provoca nei bimbi che ne soffrono una notevole perdita di autostima provocando, alla lunga, mancanza di fiducia nelle proprie possibilità e capacità e senso di colpa.
Ecco perché è fondamentale cercare di non colpevolizzare il bambino, spiegandogli che l’enuresi è una malattia al pari del raffreddore e della tosse e come tale può essere curata.

MODALIÀ DI INTERVENTO

Per quanto riguarda le modalità di intervento, esistono dei farmaci che, a seconda del problema (enuresi monosintomatica o sintomatica) permettono di regolarizzare la situazione senza aver alcun tipo di effetto collaterale sulla salute del paziente: nei casi di enuresi monosintomatica viene, generalmente, prescritta la desmopressina, un omologo sintetico della vasopressina che agisce regolarizzando l’assorbimento della pipì; di fronte a un’enuresi sintomatica, la desmopressina viene affiancata da un parasimpaticolitico che permette di rilassare la muscolatura vescicale. La cura farmacologia, poi, può essere accompagnata da interventi meno tradizionali quali l’agopuntura, il bio-feedback

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