Essere donna oggi. Ecco per cosa lottare davvero

La festa delle donne, ma sarebbe più corretto dire il Giorno dedicato alle donne, è una di quelle ricorrenze cariche di significato che non cessa mai di portarsi dietro un bagaglio di polemiche e proteste.
Quest’anno in particolare, con le principali sigle sindacali che hanno scelto di legare il loro sciopero alle manifestazioni indette per la giornata, le contestazioni, soprattutto, in rete, sono state feroci. Tra sostenitrici della scelta e detrattrici. Donne che si sono viste messe in difficoltà, in una vita già complicata, da una decisione che, comunque, rimane decisamente discutibile. E donne che, invece, se ne sono fatte portavoci, difendendo non tanto il diritto allo sciopero, quanto la necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica su un ‘problema’ che, dopo 150 e passa anni, ancora non sembra risolto.
Perché è così difficile essere donne? Oggi come ieri? Perché, nonostante tutto, ci sono cose che ancora stentano a cambiare? Per lo meno in Italia?
Forse perché le donne non hanno capito che se vogliono ottenere qualcosa devono, prima di tutto, combattere per i diritti degli uomini. Di essere considerati e trattati al loro stesso livello.
Non un abbassamento della donna verso l’uomo. Ma un’elevazione dell’uomo verso la donna.
Ecco, dunque, per cosa dovrebbero combattere davvero le donne italiane oggi. Secondo noi.

PER IL DIRITTO DELL’UOMO ALLA PATERNITA’ OBBLIGATORIA
Della durata di 3 mesi + 2 da prendere in alternativa a quella della compagna/moglie/madre. La legge sulla maternità italiana è una delle migliori al mondo. Non è quella che va cambiata chiedendo maggiori servizi e opportunità per se stesse.
Va preteso, però, che l’uomo possa usufruire dello stesso identico diritto. In modo tale che al momento dell’assunzione, uomini e donne con un’età compresa tra i 15 e i 50 anni, possano davvero godere dello stesso trattamento.

PER COMBATTERE LA MENTALITA’ PER CUI NEI PRIMI MESI DI VITA DEL BAMBINO LA MADRE SIA INSOSTITUIBILE
C’è questa idea diffusa per cui nei primi mesi di vita del bambino solo la madre possa prendersi cura del bambino. Studi psicologi, ostetriche, centri maternità… certo non aiutano in questo senso. A prescindere dal fatto che non potendo il padre godere degli stessi diritti della donna, la scelta rimane comunque univoca, quante donne hanno pensato che le neomamme che decidono, per motivi diversi, di tornare subito al lavoro dopo il parto, sono prive di senso di maternità? Quante volte le madri lavoratrici sono quelle viste peggio proprio dalle donne che dovrebbero difenderle?
Prima di cambiare il mondo, quindi, è bene cambiare testa. O non c’è alcuna possibilità di uscire dall’impasse.

PER AFFERMARE L’IDEA SECONDO CUI LE DONNE FACCIANO LE COSE MEGLIO DEGLI UOMINI
Non è vero. Tutto quello che è capace di fare una donna, può arrivare a farlo anche un uomo. Con i suoi tempi. Sbagliando. Ma non è colpa sua. Non è statp educato, quasi certamente, a vivere e pensare come una donna. Ma è pur sempre un essere umano dotato di intelletto. Se può stare a capo di una grande multinazionale con sedi in tutto il mondo, senz’altro è in grado di controllare in frigo cosa manca per la cena, stirarsi due camicie da portare in ufficio, rendersi conto che la spazzatura è piena e buttarla.

PER FAR CRESCERE I FIGLI MASCHI COME VENGONO CRESCIUTE LE FIGLIE FEMMINE
Che non significa mettere loro in mano una scopa o un ferro da stiro a sei mesi. Ma abituarli all’autonomia sin da piccoli. Lasciarli liberi di sbagliare, cadere e rialzarsi. Non continuare per tutta la vita a comprare vestiti e magliette per loro.
Se una bambina di 3 anni può allacciarsi le scarpe, può farlo anche un suo coetaneo di sesso maschile. Se una bambina di 4 anni capisce perfettamente come abbinare i colori degli abiti, e se non lo capisce si sorride e si lascia che prenda le sue decisioni di stile in autonomia, anche un maschietto può rendersi conto che il senape accanto al verde mela sono un pugno negli occhi.

 

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