Fioroni e la battaglia dei cellulari

Dati i fatti di cronaca degli ultimi mesi, dopo i lunghi dibattiti in materia di bullismo e provvedimenti disciplinari nei confronti di quegli studenti che si sono resi colpevoli di atti di violenza (spesso filmati con i telefoni cellulari) nei confronti dei compagni e, talvolta, degli insegnanti e dopo le polemiche scaturite in merito all’uso/abuso e alla presenza dei cellulari in classe, il Ministero della Pubblica Istruzione ha reso note, proprio in questi giorni, le linee di indirizzo e indicazioni in materia di utilizzo di telefoni cellulari e di altri dispositivi elettronici durante l’attività didattica.
Sebbene nessuno pensi in questo modo di risolvere la grave crisi che la Scuola italiana sta attraversando, è questo un tentativo per porre in atto una regolamentazione chiara che indirizzi il comportamento tanto degli educatori quanto delle famiglie.
Nel dettaglio, ecco ciò che la direttiva stabilisce.

I 10 PUNTI DELLA DIRETTIVA

  1. L’uso dei cellulari da parte degli studenti durante lo svolgimento delle attività didattiche è vietato
  2. La violazione di tale divieto comporta da parte della scuola l’obbligo di intervenire applicando le apposite sanzioni disciplinari.
  3. Le sanzioni disciplinari applicabili devono essere individuate da ciascuna istituzione scolastica autonoma all’interno dei regolamenti di istituto in modo tale da garantire, con rigore ed in maniera efficace, il rispetto delle regole, della cultura della legalità e della convivenza civile.
  4. Le scuole sono chiamate a verificare che i regolamenti di istituto contengano sanzioni conformi a quanto previsto dalla normativa vigente.
  5. Sul sito www.pubblica.istruzione.it verranno pubblicati esempi di regolamenti di Istituto ai quali le direzioni scolastiche delle varie scuole potranno fare riferimento.
  6. Il divieto di utilizzare i telefoni cellulari e le apparecchiature elettroniche durante l’orario di svolgimento delle lezioni è esteso anche al corpo docenti che dovrà attenersi alle direttive.
  7. Il Ministro Fioroni si impegna a introdurre una semplificazione e una maggiore rapidità delle procedure per l’impugnazione delle sanzioni disciplinari.
  8. Nei casi di particolare ed estrema gravità, in cui vi siano fatti di rilevanza penale o situazioni di pericolo per l’incolumità delle persone, anche riconducibili ad episodi di violenza fisica o psichica o a gravi fenomeni di “bullismo”, sarà possibile applicare, a seguito dell’approvazione delle modifiche normative proposte, sanzioni più rigorose che potranno condurre anche alla non ammissione allo scrutinio finale o all’esame di Stato conclusivo del corso di studi.
  9. Si annuncia l’introduzione di una normativa che prevede che gli Istituti, a inizio anno, chiedano ai genitori di sottoscrivere un patto di corresponsabilità verso i proprio figli in modo che siano chiaramente definiti e condivisi quelli che sono i diritti e i doveri tra famiglie e scuola.
  10. Dirigenti, docenti e personale tecnico svolgono un ruolo di vigilanza degli studenti in tutti gli spazi scolastici e hanno l’obbligo di intervenire con tempestive segnalazioni alle autorità competenti qualora venissero a conoscenza di eventuali infrazioni alla normativa. L’inosservanza di questo dovere è materia di valutazione disciplinare.

QUALCHE OSSERVAZIONE
Come dicevamo, è chiaro che simili provvedimenti non porranno fine agli atti di bullismo sempre più dilaganti nelle scuole, anche tra gli alunni più giovani. Ed è scontato che non sono i cellulari i responsabili della perdita di valori, che potrebbe meglio essere definita come “perdita del rispetto verso l’autorità”, che caratterizza molti dei comportamenti degli studenti. Ci sembra, però, che cominciare a restituire alla scuola il suo ruolo di controllo sulle giovani generazioni rappresenti un primo passo verso quella che speriamo diventi una politica più ampia di educazione delle giovani generazioni (educazione che dovrebbe partire dalle famiglie. Quelle stesse “famiglie” sulla bocca di tutti che, aldilà degli atti giuridici, spesso non esistono, mancando figure di riferimento chiare per bambini e adolescenti e regole di comportamento condivise tra genitori e figli).
La scuola è una cosa seria e come tale andrebbe presa. Dagli studenti, certo. Ma anche dagli insegnanti e dai genitori. Perché il fatto che si sia dovuti arrivare a una normativa che regolamenti l’uso del cellulare in classe, implica la perdita di qualsiasi forma di rispetto verso gli altri. Perché dovrebbe essere chiaro che a un alunno (e anche agli insegnanti) il cellulare in classe non serve. E perché dovrebbe essere chiaro che esso rappresenta una forma di disturbo per il regolare svolgimento delle lezioni. Nonostante tutto ciò, i ragazzi (e, in alcuni casi, anche i bambini) vanno a scuola con i cellulari e gli insegnanti (per fortuna non tutti) tengono il telefono accesso durante lo svolgimento del loro lavoro.
Dopodiché, lo ripetiamo, i cellulari non sono la causa della cattiva educazione, ma la conseguenza. Aspettando, quindi, una cura, è un passo iniziare a lavorare sui sintomi.

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