Furti di bambino

Ha le tasche piene di oggetti non suoi. Il suo astuccio è un tripudio di penne, gomme, matite che non gli appartengono. Nella sua stanza avete trovato monete che non gli avete mai dato. Se lo interrogate sulla provenienza di tutta questa “mercanzia” non saprà cosa rispondervi e abbozzerà una serie di scuse poco credibili per spiegarvi come ne è entrato in possesso. Inizialmente, penserete che l’appropriazione indebita di cose non sue sia stata casuale, frutto di un errore: si è fatto prestare un giochino dal suo compagno e si è scordato di restituirglielo; coloravano insieme e nella fretta di mettere via le cose e uscire dalla classe i pennarelli dell’altro sono finiti in mezzo ai suoi. Ma il sospetto che possa aver “rubato” tutti quegli oggetti vi crescerà dentro. E, in alcuni casi, a ragione.
Capita, infatti, che i bambini “rubino”. Si tratta di piccoli furtarelli di poco conto (biscotti, temperini, pupazzetti, macchinine…). Cose che non gli servono davvero, ma che in qualche modo finiscono nelle sue tasche senza che il piccino abbia modo di rendersi conto che un atto del genere è sbagliato. Oppure rendendosene conto e sperando che qualcuno lo scopra.
Insomma, le cause sono diverse e il comportamento da seguire per insegnargli a non farlo più cambia a seconda del tipo di “furto” a cui si è di fronte.

Sotto i 2 anni i bambini non hanno ancora chiaro il concetto di proprietà. La scoperta dell’”io”, che di solito coincide con la fase del no, fa sì che il piccolo percepisca tutto il mondo che gli sta intorno come suo, un prolungamento del sé. È naturale, quindi, che nel momento stesso in cui il bimbo entra in contatto con un oggetto, lo reputi suo e pianga nel momento stesso in cui si cerca di sottrarglielo spiegandogli che non gli appartiene.
Si tratta di un percorso di crescita assolutamente normale e non è il caso di preoccuparsi di fronte a episodi di appropriazione illecita perpetrati ai danni degli altri bambini: il piccolo imparerà col tempo, generalmente dopo i 2 anni, a prendere in considerazione anche gli altri differenziando ciò che è suo e ciò che non lo è. Si tratta di un momento molto importante e delicato della sua formazione: dopo aver imparato, infatti, a dire “io”, sta cominciando a capire cosa voglia dire “tu”, “noi”, “voi”; il concetto di proprietà è stato acquisito.

Intorno ai 5 anni i bambini sono perfettamente consapevoli del fatto che rubare sia sbagliato. Le favole, i film, i cartoni animati… hanno insegnato loro cosa significhi appropriarsi di oggetti non propri e quali conseguenze porti un simile atto. È solo a partire da questo momento che si può parlare di furto. L’educazione e le reazioni di mamma e papà, quindi, in simili situazioni, contano moltissimo. Diverse le situazioni a cui ci si po’ trovare di fronte:

  • il bambino ha trovato un oggetto non suo e l’ha preso. Probabilmente non si è reso conto che un simile comportamento è sbagliato dal momento che, nella sua ottica, manca un proprietario a cui restituirlo. In questo caso, spiegategli che la cosa che ha trovato non è sua e che, forse, qualche altro bambino la sta cercando. Meglio, quindi, consegnarlo alla maestra (o al responsabile della palestra, della ludoteca…) sperando che il legittimo proprietario venga a reclamarlo.
  • Il bambino ha visto qualcosa che vorrebbe tanto anche lui. Sa che non gli appartiene, ma nonostante questo non esita a infilarsela in tasca. In questo caso, sa perfettamente quello che sta facendo e sa che il suo gesto si chiama “rubare”. L’atteggiamento dei genitori in questi casi dovrà essere fermissimo. Il bambino deve capire che è una cosa che non deve fare e va convinto della necessità di restituire l’oggetto a chi è stato sottratto.
  • Il bambino ruba per abitudine, qualsiasi cosa gli capiti sotto mano. Anche cose che potrebbe tranquillamente chiedere (merendine, biscotti, monetine…) e abbandona, poi, gli oggetti presi senza minimamente curarsene. Generalmente, in questi casi, il piccolo spera di essere scoperto, è il suo modo di attirare su di sé l’attenzione di mamma e papà. Sgridarlo non serve a nulla. Occorre capire cosa gli passa per la testa e perché sta facendo tutto questo. Forse ha bisogno di più attenzioni da parte dei genitori, forse è geloso dell’arrivo di un nuovo fratellino, ha dei problemi a scuola… Insomma, tantissime potrebbero essere le cause e se il problema persiste il consiglio è quello di rivolgersi a uno psicologo o psicoterapeuta.
  • Giocando, il bambino si diverte molto a interpretare il ruolo del ladro. Fatica, però, a distinguere la finzione dalla realtà e capita, talvolta, che si appropri di oggetti non suoi pensando si tratti ancora del gioco. È il caso di spiegargli che gioco e vita non sono la stessa cosa e che ciò che è possibile in uno non lo è nell’altra.

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