I 15 minuti di gloria di Edie…

Sienna Miller (alias Edie Sedgwick) e Hayden Christensen (alias Billy) in Factory Girl

Video da G:iovani

Andy Warhol, il grande Andy Warhol che intorno alla metà degli Anni Sessanta ha stravolto tutti i canoni estetici e tutte le passate teorie sull’arte imponendo uno stile nuovo, un nuovo modo di pensare e vedere le cose, le opere, gli oggetti e, in definitiva, il mondo, così ha dichiarato una volta, con il suo tono mellifluo, rallentato, antitetico rispetto al trend che andava costruendo: In futuro, tutti saranno famosi per 15 minuti….
E Edie Sedgwick, ricca ereditiera californiana, figlia di miliardari apparentemente benpensanti (il padre, in realtà, aveva abusato di lei durante l’infanzia, il fratello omosessuale si era suicidato, lei stessa aveva avuto problemi con il cibo ed era stata rinchiusa in un centro di recupero. Il tutto davanti alla più completa indifferenza della madre), questa ragazza, insomma, bella e tormentata, affascinante e inquietante al contempo, i suoi 15 minuti di gloria li aveva avuti. Eccome se li aveva avuti! Edie Sedgwick, infatti, giunta nella pulsante New York della metà degli Anni Sessanta, per circa un anno era stata la musa ispiratrice proprio di Warhol che con i suoi film (i suoi film che con gli occhi di poi possono essere considerati gli antesignani degli attuali reality) ne aveva fatto una Superstar, un’icona della cultura underground di quegli anni.

FACRORY GIRL, il film di George Hickenlooper con Sienna Miller, Hayden Christensen e Guy Pearce, racconta questa storia. La storia dei 15 minuti di gloria di Edie Sedgwick nella mitica Factory di Wharol, consumatisi rapidamente a colpi di speed, eroina, alcol e amori tragici (nel film, infatti, Edie si innamora di un folk singer, un menestrello impegnato, cinico e affascinante quanto basta per attirare una giovane strampalata, desiderosa di stimoli e bisognosa di affetto quale lei era, dietro al quale molti hanno voluto vedere il leggendario Bob Dylan. Il cantautore, però, ha negato qualunque tipo di legame sentimentale con la Sedgwick e sceneggiatori e produttori si sono beccati una bella querela per diffamazione che ha rischiato di bloccare l’uscita americana della pellicola).

Un biopic, quindi, al quale manca, forse, la capacità di entrare nelle viscere di un’epoca che viveva al fulmicotone. Che non sa raccontare l’atmosfera di delirante entusiasmo che doveva respirarsi nella Factory di Warhol rimanendo sulla superficie del cliché del sesso (poco), droga (molta) e rock ‘n roll. Che lascia New York sullo sfondo negandole il ruolo di forza trainante di ogni idea, progetto, sogno mai pensata, realizzato, sognato.
Ma un biopic che in qualche modo è capace di esaltare. Perché Edie Sedgwick, alias Sienna Miller, è bella e tormentata, un’icona pop, come venne definita da chi la conosceva, capace di dettare mode e tendenze semplicemente indossando un paio di collant e un body. Perché Edie Sedgwick incarna l’eroina giovane e dannata, la principessa americana che poteva avere tutto tranne ciò di cui più aveva bisogno: l’amore. Come James Dean. Marlyn Monroe. Jim Morrison. La “Gioventu bruciata” che ha reso mitici i favolosi Sixties.
E FACTORY GIRL esalta perché tutti, forse, sotto sotto, nel profondo più profondo, stiamo aspettando i nostri 15 minuti di gloria. Comunque vada a finire.

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