I bambini che cambieranno il mondo

Si è parlato tanto nei giorni scorsi di Greta Thunberg, la ragazzina svedese di 16 anni che si è fatta portavoce, con le sue proteste, di uno sviluppo sostenibile e della lotta contro i cambiamenti climatici.
La storia è nota: ad agosto 2018 Greta, che soffre di Sindrome di Asperger, decide di non andare a scuola fino alle elezioni legislative di settembre e di protestare ogni giorno, surante l’orario scolastico, per sensibilizzare il governo sulle gravi conseguenze che il cambiamento climatico stava apportando al Paese (durante l’estate la Svezia era stata colpita da un’anomala ondata di calore e da un susseguirsi di incendi boschivi dovuti alle temperature eccessive a quelle latitudini). Il suo obiettivo, concreto, era la riduzione delle emissioni di anidride carbonica come previsto dall’accordo di Parigi.
A elezioni concluse, la ragazza sceglie di non abbandonare la lotta e diventa la portavoce del movimento studentesco internazionale Friday for Future continuando a protestare ogni venerdì del mese.
La battaglia si allarga e Greta si ritrova a parlare davanti al Parlamento Europeo a Bruxelles e alla manifestazione organizzata da Rebellion Extinction a Londra.
Tra le sue più note dichiarazioni, quella riportata in occasione del COP24, il vertice sul clima delle Nazioni Unite:
«Voi parlate soltanto di un’eterna crescita economica verde poiché avete troppa paura di essere impopolari. Voi parlate soltanto di proseguire con le stesse cattive idee che ci hanno condotto a questo casino, anche quando l’unica cosa sensata da fare sarebbe tirare il freno d’emergenza. Non siete abbastanza maturi da dire le cose come stanno. Lasciate persino questo fardello a noi bambini. […] La biosfera è sacrificata perché alcuni possano vivere in maniera lussuosa. La sofferenza di molte persone paga il lusso di pochi. Se è impossibile trovare soluzioni all’interno di questo sistema, allora dobbiamo cambiare sistema

Sebbene in questo momento, però, nel bene e nel male, Greta sia la bambina attivista più famosa ed esposta alla cassa di risonanza dei media, non è, comunque, la sola. In giro per il mondo, infatti, sono tantissimi i minorenni che si battono, nel loro piccolo e con forse meno audience di Greta, per un mondo migliore, compiendo ogni giorno piccole azioni in grado di perorare, con la pratica, le loro idee.

In Inghilterra c’è Nadia Sparkes che ha 13 anni e ogni giorno raccoglie dalle strade chili e chili di spazzatura, di plastica, di palloncini di plastica, di oggetti monouso. La chiamano ‘ragazza spazzatura’, ma lei non si arrende e anzi, ha fatto del suo nickname il suo punto di forza, trasformandolo in un logo. Chi vuole incontrarla deve fare un giro per Norfolk, dove vive, prima dell’inizio della scuola. La vedrebbe senz’altro impegnata, a bordo della sua bicicletta in questa improbabile quando determinata pulizia del mondo.

José Adolfo Quisocala è coetaneo di Nadia, è peruviano e ha fondato il Banco dell’Estudiante con il quale cerca da un lato di aiutare e proteggere i bambini in difficoltà, dall’altro di salvare il mondo dalla spazzatura. Il meccanismo è semplice: i bimbi raccolgono dalle strade plastica e oggetti monouso e la portano in ‘banca’ dove la loro raccolta viene ripagata con denaro vero da usare per proseguire o avviare una carriera scolastica.

Felix Finkbeiner, invece, aveva 9 anni quando piantò il suo primo albero nel cortile della scuola. Allora lo fece perché affascinato dal fenomeno della fotosintesi. Oggi che di anni ne ha 21 il suo obiettivo è cambiato e gli è chiarissimo: contrastare attraverso gli alberi il surriscaldamento globale e combattere così il problema dell’inquinamento nel mondo.

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