I capricci
I capricci sono strumenti naturali dell'universo infantile attraverso cui i bambini comunicano con gli adulti.

I capricci sono strumenti naturali dell'universo infantile attraverso cui i bambini comunicano con gli adulti.
Si parla spesso di capricci e lo si fa per lo più in modo improprio, convinti che i bambini debbano necessariamente capire e assecondare le esigenze dei genitori e non viceversa. Per quale motivo dovrebbe essere così? Perché non tenere conto di ciò che il capriccio rappresenta nell’universo infantile?
Esso, infatti, da una parte, è uno strumento di comunicazione attraverso il quale i piccoli cercano di trasmettere a chi sta loro intorno un messaggio diverso, più profondo e problematico; dall’altra, è legato alle fasi di crescita attraverso le quali i bimbi passano nel corso della loro infanzia.
È indispensabile, perciò, capire innanzitutto davanti a cosa ci si trova di fronte per cercare, poi, una soluzione che sia la più indicata per il bene del piccino, indipendentemente da quello che è il grado di fastidio e intolleranza che sul momento proviamo. Ciò vuol dire che per affrontare i capricci dei bambini non esiste una formula matematica che possa andare bene per tutti (hai fatto questo e, quindi, io farò quest’altro), ma che ogni singolo caso va considerato e analizzato a sé, poiché ogni bimbo ha i suoi tempi e le sue modalità di espressione. Comprendere cosa sta succedendo è, in ogni caso, il primo passo da compiere.
A OGNI ETÀ IL SUO CAPRICCIO
I bambini, durante il loro percorso di crescita, attraversano delle fasi, momenti particolari durante i quali prendono coscienza di se stessi e del mondo che li circonda secondo meccanismi ben precisi. Ciascuna di queste fasi è caratterizzata da situazioni comportamentali specifiche delle quali bisogna tener conto quando, in parte ingiustamente, si parla di “capricci”.
GLI ERRORI PIÙ COMUNI DI MAMMA E PAPÀ
MA I GENITORI HANNO SEMPRE TORTO?
Il compito dei genitori, lo si sa, è in assoluto il più difficile. Mamma e papà hanno il diritto di sbagliare. Ciò che conta è che, anche nell’errore, siano onesti con se stessi e con il piccolo. Se, infatti, ciò che dà fastidio del capriccio è la sua componente aggressiva è nel loro diritto rispondere all’aggressività con l’aggressività, se è questo che sentono dentro. La rabbia va lasciata esplodere (nei limiti del possibile, ovviamente) non solo per liberarsi di essa (e, quindi, per il proprio bene), ma anche per il bene del bambino che in questo modo sa perfettamente chi ha di fronte. Capire i capricci e comprendere che dietro vi si nasconde un mondo che va interpretato non significa darla sempre vinta al bimbo, ma aprire un dialogo con lui che può anche passare attraverso le urla e le sgridate. I genitori non devono sentirsi colpevolizzati, devono solo imparare ad accettare che esiste un’altra chiave di lettura per comprendere le marachelle dei propri figli che non è solo quella che vuole i bambini divisi in “bravi” e “capricciosi”.
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