Il bambino non parla ma quando preoccuparsi? Parlano gli esperti: a cosa fare attenzione

Sviluppo del linguaggio nei bambini, quando è necessario consultare uno specialista secondo gli esperti. Ecco cosa considerare.

Il percorso di sviluppo del linguaggio nei bambini rappresenta una tappa fondamentale per la crescita e la comunicazione. Tuttavia, quando il piccolo non pronuncia parole entro i tempi previsti, i genitori spesso si interrogano su quando sia il momento di preoccuparsi e di consultare uno specialista. Gli ultimi studi e le indicazioni degli esperti in pediatria e neuropsichiatria infantile offrono una guida aggiornata per riconoscere i segnali di ritardo nel linguaggio e comprendere le strategie più efficaci da adottare.

Quando preoccuparsi se un bambino non parla?

Le prime parole di un bambino solitamente compaiono tra i 12 e i 20 mesi, ma questo intervallo è molto ampio e soggetto a variazioni individuali. È normale che alcuni bambini inizino a comunicare prevalentemente attraverso gesti, per poi avviare vere e proprie conversazioni tra i 24 e i 36 mesi. La preoccupazione diventa fondata se, al compimento del terzo anno, il bambino parla poco, difficilmente si fa capire o non produce frasi di senso compiuto. In questi casi è consigliato rivolgersi a un esperto per una valutazione approfondita.

Il pediatra di famiglia, figura centrale per la salute del bambino fino ai 14 anni (e fino a 16 in casi particolari), svolge un ruolo decisivo nel monitoraggio dello sviluppo linguistico durante i bilanci di salute periodici. Nel caso di sospetti ritardi o disturbi, può indirizzare il bambino verso specialisti come il medico foniatra, il neuropsichiatra infantile o il logopedista, professionisti che si occupano rispettivamente delle funzioni orali, dei disturbi dello sviluppo e della riabilitazione del linguaggio.

Il ritardo nel parlare può derivare da molteplici fattori. Tra questi, difficoltà nella motricità orale, problemi di memoria, attenzione, percezione uditiva e sviluppo cognitivo. Spesso i bambini con ritardo linguistico hanno una comprensione del linguaggio nella norma o lievemente ridotta e comunicano efficacemente con i gesti. Tuttavia, in circa il 30% dei casi, il ritardo persiste oltre i 36 mesi e può influenzare successivamente l’apprendimento della lettura, scrittura e delle competenze linguistiche più complesse, come l’argomentazione e l’uso del registro adeguato al contesto.

bambini e problemi di linguaggio
Lo sviluppo del linguaggio nei bambini – bambinopoli.it

Un caso particolare riguarda i bambini che presentano contemporaneamente iperattività e difficoltà nel linguaggio, poiché questa combinazione può essere indicativa di disturbi dello sviluppo come l’autismo o l’ADHD, richiedendo una valutazione diagnostica tempestiva.

È importante sfatare il mito secondo cui il bambino che non parla sarebbe semplicemente “pigro”. La scienza riconosce che l’apprendimento del linguaggio è una predisposizione innata e che ogni bambino tenta di comunicare al meglio delle proprie capacità. Sminuire o forzare il piccolo può invece avere effetti negativi sul suo sviluppo emotivo e sulla sua motivazione a esprimersi.

Strategie e interventi per favorire il linguaggio

Gli esperti raccomandano di stimolare il bambino senza forzarlo, dedicando tempo alla lettura condivisa e raccontando ciò che accade intorno a lui per arricchire il suo vocabolario. È fondamentale evitare di anticipare e interpretare sempre i suoi bisogni senza lasciargli lo spazio per esprimersi direttamente, così come non bisogna fingere di non capire, poiché entrambi i comportamenti possono ridurre la sua propensione a parlare.

L’ingresso in un contesto sociale come l’asilo nido o la scuola dell’infanzia può favorire l’imitazione e la stimolazione del linguaggio attraverso i cosiddetti neuroni specchio, ma non è una garanzia di risoluzione automatica del ritardo. Nei casi in cui il ritardo si conferma, è cruciale un intervento precoce da parte del logopedista, che può mettere in atto un percorso di riabilitazione personalizzato. Il dialogo con il pediatra rimane fondamentale per monitorare l’evoluzione e intervenire prontamente.

 

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