Induzione al parto

Per gravidanza a termine si intende il lasso di tempo compreso tra la 37° e la 41° settimana di gestazione. Durante questo range di tempo, il parto potrebbe avvenire in qualunque momento. È bene, però, ricordare che circa l’80% dei neonati nasce in ritardo rispetto alla data presunta e che questo evento non comporta problemi e complicanze a meno che non vengano superate le due settimane di ritardo quando la placenta smette di funzionare a dovere e il bambino potrebbe andare in sofferenza fetale.

LE TECNICHE PER INDURRE IL PARTO

In tali casi, per evitare di ricorrere al cesareo, spesso il parto viene indotto, attraverso una serie di tecniche che consentono di accelerare (o dare avvio) il travaglio e la nascita del bimbo:

Manovra cervicale: è una manovra che viene operata dall’ostetrica e consiste nella rottura della membrana uterina con il conseguente rilascio da parte dell’organismo di prostaglandine, una sostanza che facilita la dilatazione dell’utero.

Rottura artificiale della membrana: consiste nella rottura della membrana del sacco amniotico per mezzo di un uncino con la conseguente fuoriuscita delle acque. Quest’operazione facilita la fuoriuscita del bebè e la produzione di un ormone coinvolto nell’inizio delle contrazioni.

Gel di prostaglandine: quando il travaglio tarda a iniziare o si prolunga troppo a lungo, per accelerare la nascita del bambino vengono inserite nell’utero delle capsule in gel di prostaglandine, che come abbiamo visto facilita la dilatazione e la conseguente fuoriuscita del bebè.

Flebo di ossitocina: l’ossitocina è un ormone il cui ruolo principale è quello di stimolare e facilitare le contrazioni della muscolatura liscia dell’utero. È chiaro, dunque, quale sia il suo ruolo durante il travaglio prima e il parto poi. In caso di ritardo, il parto viene indotto iniettando alla madre una flebo di ossitocina che dà inizio alle contrazioni.

QUANDO IL PARTO VIENE INDOTTO

Generalmente il parto viene indotto in condizioni particolari e solo quando si vuole evitare il cesareo.

  • Dopo la 41° settimana quando i controlli ecografici sono negativi
  • Se durante le ultime ecografie viene registrata una sofferenza fetale, riduzione dei movimenti e del tono.
  • Quando la placenta smette di funzionare correttamente e non è più in grado di garantire la crescita sana del feto.
  • In presenza di gestosi materna
  • In presenza di diabete gravidico con complicanze
  • Se la quantità di liquido amniotico cala oltre la soglia stabilita

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