Italia: un Paese di vecchi
Secondo l'ultimo rapporto ISTAT, diminuiscono ancora il numero di nascite in Italia che è, ormai, ai minimi storici. L'età media è 45 anni.

Secondo l'ultimo rapporto ISTAT, diminuiscono ancora il numero di nascite in Italia che è, ormai, ai minimi storici. L'età media è 45 anni.
Se la popolazione italiana rimane stabile a 60 milioni di persone, calano ancora, rispetto al 2017, le nascite in Italia che, in base a quanto emerso dall’ultimo rapporto ISTAT, è ai minimi storici.
Nel 2017, infatti, si conteggiano 464mila nascite, il 2% in meno rispetto al 2016, quando se ne ebbero 473mila.
Si tratta della nona consecutiva diminuzione dal 2008, anno in cui furono pari a 577mila.
La riduzione delle nascite rispetto al 2016 interessa gran parte del territorio, con punte del -7,0% nel Lazio e del -5,3% nelle Marche. Soltanto in quattro regioni si registrano incrementi: Molise (+3,8%), Basilicata (+3,6%), Sicilia (+0,6%) e Piemonte (+0,3%).
L’età media della popolazione italiana supera così i 45 anni: al 1 gennaio 2018, il 22,6% della popolazione ha età compiuta superiore o uguale ai 65 anni, il 64,1% ha età compresa tra 15 e 64 anni mentre solo il 13,4% ha meno di 15 anni.
Nonostante il numero inferiore di nascite, rimane invariato il numero medio di figli per donna (1,34) e l’età media al momento del primo parto (31,8 anni).
Rispetto a 10 anni fa le distanze tra le classi di età più rappresentative si sono ulteriormente allungate. Le persone che prevalentemente sono da ritenersi in età di pensionamento hanno cumulato 2,4 punti percentuali in più rispetto al 2008 mentre, al contrario, le persone prevalentemente in condizione attiva o formativa sono rispettivamente scese di 1,6 e 0,7 punti percentuali.
Il saldo naturale nel 2017 è negativo (-183mila) e registra un minimo storico.
Il saldo migratorio con l’estero, positivo per 184mila unità, registra un consistente incremento sull’anno precedente, quando risultò pari a +144mila.
Aumentano le immigrazioni, pari a 337mila (+12%) mentre diminuiscono le emigrazioni, 153mila (-2,6%). Il calo della popolazione non riguarda tutte le aree del Paese. Regioni demograficamente importanti – spiega l’Istat -, come Lombardia (+2,1 per mille), Emilia-Romagna (+0,8) e Lazio (+0,4), registrano variazioni di segno positivo.
L’incremento relativo più consistente è quello ottenuto nella Provincia autonoma di Bolzano (+7,1) mentre nella vicina Trento si arriva al +2 per mille. Sopra la media nazionale (-1,6 per mille) si collocano, seppur contraddistinte da variazioni di segno negativo, anche Toscana (-0,5) e Veneto (-0,8). Nelle restanti regioni, dove la riduzione di popolazione è più intensa rispetto al dato nazionale, si è in presenza di un quadro progressivamente caratterizzato dalla decrescita che va dalla Campania (-2,1 per mille) al Molise (-6,6).
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