La dislessia (dalla parte dei genitori)

La dislessia è un disturbo dell’apprendimento di origine genetica che riguarda la difficoltà di lettura, scrittura e calcolo. Non è causata da un deficit di intelligenza (anzi, i bambini dislessici sono, il più delle volte, molto intelligenti, vivaci e creativi), né da problemi ambientali o psicologici (che, invece, ne sono una conseguenza: perdita di fiducia nelle proprie capacità, mancanza di autostima, comportamenti sociali alterati, chiusura in se stessi, difficoltà di comunicazione…).
In Italia i dislessici sono 1.500.000, numero considerevole che non giustifica l’ignoranza e lo scarso interesse che la malattia riscuote.
Le famiglie sono spesso sole nell’affrontare il problema e gli enti scolastici non sono il più delle volte in grado di supportare e venire incontro alle esigenze di queste studenti particolari che, invece, se ben guidati e indirizzati, potrebbero venire a capo delle loro difficoltà.

Paola (il nome è inventato), mamma di due ragazzi dislessici (17 e 8 anni), ci ha raccontato il suo calvario, dai primi problemi con la figlia più grande alla diagnosi della malattia sino alla scoperta che anche il secondo figlio ne era affetto, tra studi medici, visite specialistiche, scontri in ambito scolastico, piccole e grandi vittorie di una battaglia combattuta giorno per giorno, con pazienza e coraggio.
I problemi con Maria (il nome è inventato per rispetto della privacy della ragazza) sono iniziati in terza elementare quando ci siamo accorti che la bambina riscontrava grosse difficoltà a leggere e scrivere. Inizialmente, abbiamo pensato si trattasse di un problema causato da un disturbo alla vista e abbiamo fissato, così, una visita oculistica. La ragazza effettivamente risultò essere ipermetrica, cosa che all’inizio ci tranquillizzò dal momento che ritenevamo, in questo modo, che le cose sarebbero migliorate. Non fu, invece, così. Per gli insegnanti, Maria era svogliata, si applicava poco, il suo era un problema di “intensità di lettura”. Eravamo disorientati, non sapevamo come muoverci e fu per puro caso che decidemmo a un certo punto di portare la bambina presso il centro di dislessia della nostra città (Ferrara, n.dr.) Maria rimase in terapia per un anno. Il medico che l’aveva in cura allora non volle rilasciarci un certificato medico né intervenire con la scuola. E la situazione continuava a rimanere stazionaria. Mia figlia era affetta da una forma abbastanza grave di dislessia, con difficoltà di lettura, scrittura, calcolo e comprensione del testo, e probabilmente aveva bisogno di cure e terapie diverse. Le elementari furono per noi (e per lei) un vero calvario.
Le cose andarono decisamente meglio alle medie. Decidemmo di rivolgerci all’AID
(Associazione Italiana Dislessici, n.d.r.) che fu per noi di grandissimo aiuto. Seppero, infatti, indirizzarci verso la giusta terapia consigliando noi e la ragazza su come lavorare per migliorare la situazione e col tempo, e tantissimo impegno da parte di Maria, la situazione effettivamente migliorò. Mia figlia adesso frequenta la scuola superiore con ottimi voti. È una ragazza in gamba, con tutte le carte in regola per accedere all’Università. Ma è stato un lavoro lungo e faticoso, che ha stremato tutta la famiglia e lei per prima.

Quale è stata la vostra “colpa”, se di colpa si può parlare in questi casi?
Non aver capito in tempo qual era il disturbo che affliggeva Maria. Ai tempi, però, di dislessia si parlava poco. Noi non ne sapevamo nulla (solo più tardi, per esempio, ho scoperto che anche mio marito era dislessico e che la dislessia è un disturbo genetico) e la scuola non è stata assolutamente in grado di aiutarci, sostenerci, guidarci. Con il bambino più piccolo è andata meglio. Memori dell’esperienza acquisita con la sorella, siamo intervenuti subito, sin dai primi anni delle elementari, con terapie ed esercizi specifici che migliorassero le sue capacità di lettura e scrittura. E Tommaso (nome inventato) ha avuto decisamente meno problemi rispetto alla sorella.

Qual è secondo lei il grosso problema della scuola?
Credo che molti insegnanti manchino di sensibilità e pecchino di presunzione. C’è troppa superficialità nella scuola italiana. Un bambino che ha difficoltà a leggere e scrivere viene subito “bollato” come svogliato, pigro, distratto. Difficilmente si cercano le cause vere che determinano certe problematiche. I bambini dislessici, ed è importante dirlo perché rispetto a questo punto c’è ancora troppa ignoranza, non sono stupidi, anzi. Hanno solo bisogno di essere incoraggiati, seguiti, stimolati e gratificati. Quello di cui hanno bisogno è sapere che possono farcela.

E possono farcela davvero?
Sì. Sebbene non si guarisca dalla dislessia, esistono dei mezzi per compensarla. I bambini dislessici possono avere una vita normale e dal punto di vista scolastico ottenere anche grandi soddisfazioni. Ciò che conta è l’ambiente che li circonda. L’appoggio incondizionato e totale della famiglia. Sarebbe positivo se ci fosse anche una maggiore sensibilità nei loro confronti da parte degli insegnanti.

Dal punto di vista psicologico, quali problemi può determinare la dislessia?
Insicurezza, mancanza di fiducia nelle proprie possibilità, problemi di comunicazione. Mia figlia ha vissuto malissimo la sua malattia, si sentiva diversa, sfiduciata. A scuola ha rinunciato a tutti i compensativi previsti dalla legge e tuttora non vuole che nessuno lo sappia.

Cosa consiglia ad altri genitori che si trovano ad affrontare la sua stessa situazione?
Di essere forti. Di non vittimizzare mai la situazione. Di essere sempre per i propri figli un punto di riferimento incrollabile. I bambini dislessici hanno bisogno di sapere che possono fidarsi dei loro genitori. L’ambiente familiare è fondamentale per accrescere la loro autostima. È un lavoro che richiede tempo e pazienza. I problemi sono tanti e questi bambini necessitano di un’attenzione maggiore rispetto agli altri, per esempio nello svolgimento dei compiti, nell’intervento con gli insegnanti… Ma ne vale la pena. Alla fine ne vale davvero la pena.

Per maggiori informazioni sull’argomento, due siti di riferimento:

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