La rosolia in gravidanza: quali conseguenze

La rosolia, malattia esantematica per la quale esiste il vaccino inserito tra i 6 somministrati con l’esavalente, è un’infezione causata da un virus, il rubeovirus, che, se contratta in condizioni normali o durante l’infanzia, tende a risolversi facilmente nel giro di pochi giorni.
I sintomi, che si manifestano 15-20 giorni dopo aver contratto il virus, non sono sempre evidenti e possono essee confusi, prima della comparsa delle macchie, per una banale influenza: mal di testa, febbre, ingrossamento dei linfonodi dietro alle orecchie, raffreddore. La comparsa di piccole macchie di colore rosato generalmente prima su viso e collo e poi su tutto il corpo, esclude ogni dubbio (da sapere che la rosolia può essere anche asintomatica e non sempre si manifesta con le macchie).

LA ROSOLIA IN GRAVIDANZA

Per quanto la rosolia sia una malattia ‘banale’ in condizione di vita normale, può diventare molto pericolosa se contratta in gravidanza, soprattutto se questo succede nei primi tre mesi di gestazione, quando il feto è ancora in formazione.
Nel primo trimestre, infatti, la placenta, che funge da barriera protettiva per l’embrione, non è ancora sufficientemente spessa e il virus potrebbe intaccare i tessuti fetali con gravi conseguenze per la salute del bambino.
Tra i rischi maggiori, aborto spontaneo, morte intrauterina o sviluppo di gravi malformazioni soprattutto a carico del sistema nervoso, dell’apparato cardiocircolatorio, degli organi di senso.

Dopo la 20° settimana, per quanto la rosolia rimaga una malattia grave, i rischi di malformazioni congenite si abbassano, anche se la situazione va comunque tenuta sotto controllo.

COME LEGGERE IL RUBEOTEST

Se state cercando una gravidanza e non siete sicure di aver contratto la malattia in passato, è consigliabile sottoporsi al rubeotest, un esame del sangue che permette di stabilire se si è immuni dalla rosolia oppure no. Nel secondo caso, sarebbe consigliabile fare immediatamente il vaccino.

In poche parole, l’esame permette di rilevare la presenza di due tipologie di anticorpi o immunoglobuline: le IgM e le IgG.
Le IgM sono le immunoglobuline che si producono nella fase acuta della malattia, quindi sono rilevabili da subito nel sangue. Restano attive per circa 2 mesi, dopodiché i loro valori scendono al di sotto della soglia limite e il test risulta negativo (anche se a volte ci sono casi di persistenza delle IgM).
Le IgG sono gli anticorpi ‘della memoria’, che si producono 1-2 settimane dopo aver contratto l’infezione ma restano positive per tutta la vita.
I risultati del test:
IgM e IgC negative: non si è mai contratto il virus e prima di pensare a una gravidanza sarebbe meglio effettuare il vaccino
IgM negative e IgC positive: la malattia è stata contratta in passato e si è dunque immuni. Non occorre preoccuparsi.
IgM e IgC positive: la malattia è in corso o passata di recente. Il consiglio è di attendere qualche mese prima di tentare il concepimento e, comunque, dopo aver sentito il proprio ginecologo.

Categorie:

Feste

Cosa ne pensi

;