Lotus birth: come funziona il parto integrale

Il Lotus Birth, o parto integrale, è una pratica antica tornata di moda in alcuna ambienti e presso alcune donne sostenitrici del parto naturale, che prevede che dopo la nascita non venga tagliato il cordone ombelicale che rimane così attaccato alla placenta fino a quando non si stacca in modo del tutto naturale dopo 3-10 giorni.
In altre parole, subito dopo la nascita del bimbo, la mamma attende il secondamento, ovverso l’espulsione della placenta, che viene messa prima in un contenitore e poi avvolta in un panno e cosparsa di oli essenziali e profumi per coprirne il forte odore.

PERCHÈ FARLO?
I sostenitori del Lotus Birth sono convinti, da una parte, che in questo modo si tolga di mezzo l’intervento medico rendendo il parto più naturale; dall’altro, che in questo modo tutte le sostanze presenti nel cordone ombelicale al momento della nascita vengano trasferite al bambino che può, così, goderne a pieno.
Inoltre, quando alla fine il cordone ombelicale cade (dopo, appunto, 3-10 giorni) non sono richieste medicazioni poiché il processo di cicatrizzazione può dirsi concluso.

COSA DICONO I MEDICI
Il Lotus Birth è stato ampiamente contestato dalla SIN – Società Italiana di Neonatologia – perché aumenterebbe esponenzialmente il rischio di infezioni per il neonato senza che i decantati vantaggi siano davvero stati testati e comprovati.
In Italia, poi, il Lotus Birth presenta una serie di problemi in termini giuridici: non solo, infatti, è vietato portare fuori dall’ospedale la placenta che è considerata un riufiuto speciale; ma in caso di problemi alla mamma o al bimbo, la responsabilità ricadrebbe interamente sul medico o sulla struttura in cui il parto è avvenuto.

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