Mondo food: Non aprite quella pappa!

I Piccolini Barilla e le barrette di cioccolato Mars.
Due storie diverse, sicuramente non da scoop dell’ultima ora, che fanno, però, riflettere.
Non tanto sulla qualità del cibo che mangiamo e che mangiano i nostri figli, ma su come spesso il food marketing possa ingannare il conumatore, negargli l’evidenza, raccontandogliela.
Analizziamo i due casi.

La storia delle barrette Mars, in sé, non nasconde nessuna volontà di dolo, dichiarato o celato.
Il colosso USA, leader dei dolciumi, ritira da 55 Paesi compresa l’Italia, tutte le barrette Snickers, Mars, MilkyWay Minis e le scatole di dolciumi misti Celebrations dopo che un consumatore tedesco ha trovato in una barretta un pezzetto di plastica.
L’azienda ha immediatamente allertato tutti gli stabilimenti ed è risultato chiaro che la partita incriminata era stata prodotta nello stabilimento di Veghel, in Olanda, proveniente, probabilmente, da una copertura protettiva su un macchinario di fabbricazione.
Nessuno scandalo. Nessun dolo. E, alla fine, nonostante la pericolosità dell’accaduto in sé (nelle mani di un bimbo, il pezzetto di plastica avrebbe potuto diventare potenzialmente mortale), tutto rientrato velocemente.
La conclusione: cose che possono succedere.

Diversa la storia dei Piccolini Barilla, per altro non recente.
In questo caso il problema non è una partita incriminata; ma nella polemica relativa al marketing del prodotto stesso. La pasta in questione, infatti, sembrerebbe essere indirizzata ai bambini più piccoli, i piccolini appunto. Con un prodotto ad hoc studiato appositamente per loro.
Sulle confezioni, naturalmente, è specificato che non è adatta sotto ai 3 anni. Rimane, però, l’inganno comunicativo portato avanti più o meno consapevolmente e per lungo tempo (le prime segnalazioni in merito risalgono a 3/4 anni fa).
Cosa non va nei Piccolini Barilla? La risposta è chiara, semplice: l’elevato contenuto di residui di antiparassitari e di micotossine non compatibili con gli stringenti requisiti dettati dalla normativa sugli alimenti per l’infanzia (0-3 anni).
L’azienda dichiara che il prodotto non è destinato a quella fascia di età e la questione, come è giusto che sia, finisce lì.

Eppure non è così.
Non lo è in termini generali. I prodotti per la prima infanzia rappresentano una fascia di mercato enorme per le aziende. Il baby food è un business da milioni di euro in tutto il mondo.
Ma esattamente in cosa consiste? Ed esiste davvero un baby food?
Il libro Non aprite quella pappa di Laura Bruzzaniti (Altreconomia, 2016) affronta questo argomento.
Il sottotitolo – Manueale di autodifesa per genitori e bimbi – la dice lunga su quelli che sono gli intenti.
L’idea è quella di mettere in guardia, senza pregiudizio alcuno, i genitori sul tema dell’alimentazione destinata all’infanzia, fornendo anche istruzioni per leggere le etichette e capire cosa si nasconde in ogni prodotto destinato ai bebè.

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