Nuovo DPCM: cosa cambia a scuola

Torna lo spettro di un nuovo DPCM sulle scuole italiane.
Se da settembre le polemiche sulla riapertura non si sono mai placate, con presidenti di Regione che in modo del tutto autonomo hanno scelto di chiuderle già a ottobre, estendendo l’ordinanza anche alle Scuole di Infanzia e alle Primarie, e grandi dettratori che per settimane si sono battuti affinché si tornasse alla didattica a distanza, ora la DAD torna con prepotenza interessando tutti gli studenti delle scuole superiori e i ragazzini delle classi II e III della Scuola Secondaria di primo grado per le regioni considerate ad alto rischio (sicuramente Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e, parrebbe, anche la Calabria).
Il nuovo decreto, che dovrebbe entrare in vigore giovedì 5 novembre, prevede novità anche per i bambini della primaria.

Si prevede, infatti, per tutti gli studenti sopra i sei anni l’utilizzo della mascherina anche al banco, obbigo finora non previsto e messo in atto negli Istituti a discrezione del dirigente scolastico. La decisione risponde all’obbligo di utilizzo della mascherina previsto dal decreto in tutti i luoghi chiusi che non siano abitazioni provate.
Sono esclusi dal provvedimento i bambini e gli adolescenti che hanno problemi respiratori o patologie incompatibili con l’uso del dispositivo di protezione.

Il nuovo DPCM, inoltre, prevede la sospensione di tutti i concorsi a eccezione di quelli riguardanti i medici e la Protezione Civile. Rientrano nella decisione, dunque, anche tutti i concorsi inerenti il mondo scolastico, in particolare il concorso straordinario, già in programma, per docenti di medie e superiori.
Non subisce, invece, sostanziali variazioni il concorso previsto per mercoledì 4 novembre le cui prove dovrebbero rimanere valide (attualmente, ammonta al 60% la percentuale di insegnanti che hanno effettuato l’esame che, fanno sapere dal Ministero, resterà valido nonostante lo stop previsto dalle misure anti-Covid).

Insomma, una nuova ombra sulla scuola che non hanno ben accolto né gli insegnanti né la maggior parte dei genitori, soprattutto alla luce del grande impegno profuso da tutti – insegnanti, dirigenti scolastici, studenti – per evitare che il contagio si diffondesse negli ambienti scolastici. Una grande delusione che ancora una volta mette in luce come la scuola sia sempre l’agnello sacrificale e l’ultima ruota di un carro che fatica a trovare una strada.
 

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