Ondata di febbre alta, quali sono i sintomi da tenere sotto controllo da subito: nessuno poteva immaginarlo

Con l’aumento dei casi influenzali, febbre alta e sintomi intensi colpiscono soprattutto i bambini: ecco quando è fondamentale chiamare il medico

La stagione influenzale è iniziata in anticipo e sta colpendo con particolare intensità bambini e adolescenti. Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Oms Europa, la circolazione dei virus respiratori è già sostenuta in Italia, con un picco atteso tra fine dicembre e inizio gennaio. I casi più numerosi riguardano i più piccoli, spesso alle prese con febbre alta, dolori diffusi, spossatezza e sintomi respiratori.

Uno dei segnali che più spaventa le famiglie è proprio la febbre, specie quando supera i 39–40 °C o dura più di qualche giorno. La dottoressa Valentina Grimaldi, pediatra e coordinatrice della Commissione età evolutiva dell’Omceo Roma, spiega che è normale per i genitori preoccuparsi, ma che la febbre va gestita con lucidità, seguendo alcune semplici indicazioni. L’obiettivo, per il pediatra, è rassicurare le famiglie e contrastare la cosiddetta “fever phobia”, cioè la paura eccessiva della febbre che può portare a errori, come un uso improprio dei farmaci.

Cosa fare in caso di febbre alta e quando preoccuparsi davvero

I sintomi influenzali più comuni nei bambini includono febbre elevata per 4–5 giorni, spesso associata a malessere generale, dolori muscolari, tosse e raffreddore. In molti casi, la febbre può raggiungere picchi anche di 40 °C, ma non sempre questo valore corrisponde a una condizione clinica grave.

Febbre alta
Cosa fare in caso di febbre alta e quando preoccuparsi davvero – bambinopoli.it

Il trattamento raccomandato dai pediatri è l’utilizzo appropriato degli antipiretici, come paracetamolo o ibuprofene, tenendo presente che la temperatura può calare solo di 1–1,5 gradi dopo la somministrazione. L’obiettivo non è azzerare la febbre, ma migliorare le condizioni generali del bambino.

In presenza di convulsioni febbrili, evento che può spaventare molto i genitori, il messaggio è chiaro: si tratta di episodi benigni, che non lasciano esiti neurologici e si risolvono spontaneamente nella maggior parte dei casi. Le convulsioni colpiscono soprattutto i bambini sotto i 6 anni con una predisposizione familiare, e non possono essere completamente prevenute nemmeno controllando la febbre.

Un segnale importante da monitorare non è solo il numero indicato dal termometro, ma lo stato generale del bambino. Se il piccolo, nonostante la febbre, gioca, mangia, è vigile e attivo, nella maggior parte dei casi può essere seguito a casa con misure di supporto. Al contrario, quando il bambino appare abbattuto, non risponde agli stimoli, è sonnolento, non si alimenta e non beve, è necessario contattare subito il pediatra.

Massima attenzione va prestata ai lattanti sotto i 3 mesi: in questa fascia di età, qualsiasi episodio febbrile deve essere valutato dal medico.

Vaccinazione, uso corretto dei farmaci e il ruolo del pediatra nel rassicurare i genitori

La campagna vaccinale antinfluenzale è ancora in corso e i pediatri ricordano che non è troppo tardi per vaccinarsi. Il vaccino è una delle armi più efficaci per ridurre l’incidenza dei casi gravi e delle complicazioni nei più piccoli, soprattutto nei bambini fragili o con patologie croniche.

Febbre alta
Vaccinazione, uso corretto dei farmaci e il ruolo del pediatra nel rassicurare i genitori – bambinopoli.it

Oltre alla prevenzione, è centrale il tema dell’educazione sanitaria alle famiglie. Il pediatra deve ritagliarsi del tempo, anche nelle visite ordinarie, per spiegare ai genitori come funziona la febbre, come comportarsi, quali farmaci usare e quando, e soprattutto per smontare miti e paure che spesso si tramandano senza base scientifica.

Secondo Grimaldi, molti genitori continuano ad associare automaticamente la febbre alta a un rischio immediato di danni cerebrali o complicanze gravi. In realtà, la febbre è una risposta naturale dell’organismo alle infezioni e solo in rari casi è spia di una condizione più seria.

Un uso eccessivo o errato dei farmaci, soprattutto se dati a intervalli troppo ravvicinati o in assenza di reale malessere, può diventare più pericoloso della febbre stessa. È importante non somministrare antipiretici solo per far scendere i numeri sul termometro, ma per migliorare lo stato di benessere del bambino.

Durante la stagione influenzale, la comunicazione tra pediatra e famiglia diventa essenziale. I genitori vanno accompagnati nella comprensione dei sintomi, nella gestione delle giornate a casa e nel riconoscere quando è il momento giusto per chiedere aiuto. In questo senso, il pediatra non è solo un medico, ma anche un punto di riferimento emotivo e formativo.

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