Parto indolore: il protossido
Si affinano le tecniche analgesiche per rendere meno doloroso e traumatico il momento del travaglio e del parto. La rivoluzione in questo senso si chiama protossido.

Si affinano le tecniche analgesiche per rendere meno doloroso e traumatico il momento del travaglio e del parto. La rivoluzione in questo senso si chiama protossido.
Si affinano le tecniche analgesiche per rendere meno doloroso e traumatico il momento del travaglio e del parto. La rivoluzione in questo senso si chiama protossido. Se l’epidurale ha rappresentato per anni la rivoluzione assoluta in fatto di tecniche analgesiche per ridurre i dolori del travaglio e del parto, la novità assoluta in questo senso, purtroppo ancora poco utilizzata e praticata nei reparti maternità degli ospedali italiani, si chiama protossido d’azoto meglio conosciuto come gas esilarante.
Il protossido d’azoto, propriamente chiamato ossido d’azoto, è un gas incolore e dall’odore dolciastro in grado di produrre una depressione del sistema nervoso centrale con effetti, appunto, anestetizzanti.
Conosciuto sin dall’antichità, è stato utilizzato in campo medico soprattutto negli studi odontoiatrici e nei reparti di pediatria, mentre, per lo meno in Italia, poco noto è il suo utilizzo nelle sale parto e durante il travaglio.
Numerosi, invece, sarebbero i vantaggi dal momento che il protossido d’azoto è di facile somministrazioni, non presenta controindicazioni nè per la futura mamma nè per il bambino, può essere autosomministrato dalla partoriente stessa senza l’ausilio dell’anestesista e ha, una volta installata l’apparecchiatura necessaria, costi limitati anche per la struttura ospedaliera.
Il funzionamento è semplicissimo: dopo una semplice spiegazione che può essere impartita dalle stesse ostetriche, la pazienta può somministrarsi l’anestetico semplicemente indossando una mascherina e aprendo l’erogatore del gas (un po’ come fanno i sub con l’ossigeno, per intenderci).
Il protossido va respirato pochi secondi prima dell’arrivo della contrazione e ha un effetto immediato nel portare sollievo alla donna, che è perfettamente vigile e cosciente di ciò che le sta accadendo, durante il travaglio.
Non esistono effetti collaterali e, a differenza dell’epidurale, non richiede esami che attestino lo stato di salute della donna (ricordiamo che la peridurale non può essere somministrata qualora risultino alterati i valori delle piastrine, del fibrinogeno e gli indici di fluidità del sangue – PT e PTT -, cosa che spesso, invece, si verifica in gravidanza senza che questa debba necessariamente essere rapportato a una vera e propria patologia).
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