Perché è importante leggere le fiabe ai bambini

In tutte le culture, fin dai tempi antichi, la narrazione di storie, canti e favole ha ricoperto un ruolo centrale e prezioso. I miti e le leggende, infatti, da sempre servivano non solo a intrattenere e divertire la popolazione, ma anche a rinforzare il senso di appartenenza e identità della comunità, a impartire insegnamenti di vita, a tramandare i valori della tradizione, e non ultimo, a permettere agli ascoltatori di identificarsi con i personaggi ed esprimere i propri stati emotivi.

L’importanza della fiaba, però, non si esaurisce solo come patrimonio culturale: rappresenta anche un momento altamente significativo nel rapporto tra genitore e bambino.
Secondo alcuni, la lettura ad alta voce delle storie potrebbe scoraggiare l’apprendimento successivo della lettura autonoma; in realtà, fin dai primi mesi di vita, ninne-nanne e filastrocche costituiscono un’occasione ideale per condividere del tempo insieme.
Anche se il bambino non è ancora in grado di comprendere ogni parola, l’ascolto della voce dell’adulto ha su di lui un effetto calmante e rassicurante e contribuisce a mantenere solida e positiva la relazione.
È importante che, con il tempo, il genitore inizi a introdurre anche la presenza “fisica” del libro, in modo che il bambino inizi a familiarizzare e approcciarsi in maniera attiva.
Crescendo con questa abitudine, il bambino sarà sempre più incuriosito dalla lettura, che servirà non solo a rilassarlo e intrattenerlo, ma anche ad arricchire la conoscenza del mondo che lo circonda.
Oltre alla dimensione relazionale, le fiabe, con i loro intrecci e le loro vicende, permettono al bambino di sviluppare una vasta gamma di capacità fondamentali per il suo corretto sviluppo cognitivo, come il pensiero logico, l’immaginazione, la memoria, l’attenzione e la concentrazione, la comprensione dei rapporti spazio-temporali e la produzione lessicale.

Con i loro pensieri, con le loro sfide da affrontare e anche con le loro paure, i personaggi delle fiabe consentono al bambino di identificarsi, di non sentirsi solo o a disagio con le proprie emozioni, ed eventualmente di esprimerle in un contesto sicuro e protetto: grazie all’ambientazione volutamente fantastica e lontana dal presente (ben evidenziata dall’espressione “C’era una volta…”, o dall’utilizzo di animali antropomorfizzati), si crea la giusta distanza affinché il piccolo ascoltatore impari a riconoscere i vissuti emotivi che sperimenta nella vita quotidiana, senza che questi diventino troppo intensi e difficili da contenere.
Anche per questo, non c’è da stupirsi se un bambino richiede più volte la stessa favola: sebbene conosca già il finale, può trarre significati diversi a seconda dei pensieri e degli interessi più importanti per lui in quel preciso momento.

Con l’inizio del periodo scolare, il rito della lettura tra genitore e bambino non perde la sua efficacia: proprio perché non si tratta di un ascolto passivo ma di un momento condiviso, in cui la dimensione comunicativa e interattiva regala alla relazione una complicità speciale. Non bisogna trascurare, inoltre, che in un’epoca come la nostra, la diffusione di strumenti digitali e tecnologici in ogni casa rischia di ridurre il bambino a un mero ricettore di stimoli e immagini pre-confezionate, rendendolo quasi dipendente. La fiaba invece, essendo costruita in maniera versatile e aperta a diversi contributi, fa in modo che il bambino si affidi all’immaginazione per creare le proprie rappresentazioni mentali (ad esempio riguardo all’ambientazione e le caratteristiche fisiche dei personaggi), con grande beneficio delle sue capacità creative. Leggere fiabe e racconti ai propri figli presenta dunque tanti importanti lati positivi: vale proprio la pena, anche al termine di una lunga e faticosa giornata di lavoro, ritagliarsi un po’ di tempo per questa sana e piacevole abitudine.

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