Perché i ricordi sono importanti?

Questo mese vorrei parlare della dimensione del ricordare.
Il ricordo non è la memorizzazione di qualcosa, il tenere a mente un fatto, una persona, un volume, una lezione, un evento.
Come ci viene raccontato nell’ultimo libro Mi sa che fuori è primavera della giornalista e scrittrice Concita De Gregorio: Dimenticare è ricordare.
Il ricordare ha una parte costituita proprio dall’oblio, dalla dimenticanza.
Perché, come ho detto all’inizio, è importante differenziare il ricordo dalla memoria. Il ricordare ha un’implicazione di sentimento e di cuore.

Si ricorda qualcosa: un profumo, un sapore, un gioco, un evento dell’infanzia, una persona del passato che non è più con noi nel presente; ma che subito mette in moto la nostra parte affettiva, della quale abbiamo avuto un’esperienza tangibile, forte e concreta.
L’esperienza del ricordo è una parte molto importante della nostra vita: siano essi ricordi belli o brutti.

Il ricordare ci permette di tornare quando ne sentiamo il bisogno a luoghi realmente vissuti, a persone concretamente amate, a eventi o fatti che ci hanno coinvolto; senza per questo rimanere intrappolati nel passato, è questa la funzione del ricordo, poterci tornare, per superare momenti critici, di passaggio obbligatori nella nostra vita di adolescenti (salto dall’infanzia all’adolescenza), di giovani adulti, di adulti e di anziani.
Non è una dimensione fantastica, né di sogno, ma ha la proprietà di essere distante nel tempo, quindi non ha i contorni di durezza del nostro presente, ma ha una velatura e una sfumatura che solo il ricordo con la sua lontananza temporale può offrirci.

Senza la dimensione del ricordo, noi saremmo nulla; il passato ci restituisce le nostre radici, quello che siamo stati, ci dice da dove veniamo, chi siamo, che percorso stiamo facendo o abbiamo concluso e ci aiuta a non fare gli stessi sbagli, ci protegge da incontri o strade intraprese che ci hanno fatto soffrire.
Ogni donna e ogni uomo non potrebbe vivere senza un passato, che rappresenta la sua storia, e neppure senza un presente che rappresenta il qui e ora.
Solo Passato e Presente insieme possono offrire la possibilità e l’apertura a un Futuro.
Possiamo solo pensare all’esperienza di certe persone, che per i più diversi traumi, non ricordano più nulla di loro, del loro passato: deve essere un’esperienza terribile, perché non hanno più una loro identità e senza sapere chi si è non c’è alcuna speranza verso il futuro.

Anche chi dice voglio cancellare il mio passato, con tutti i suoi ricordi, non potrà farlo. Il ricordo tornerà nel sogno o in qualche sintomo. Il ricordo non può e non deve essere cancellato, va elaborato, interrogato, raccontato, portato alla luce per poterlo in parte restituirlo al buio della dimenticanza, perché anche un brutto ricordo fa parte di noi. L’elaborazione di un ricordo permette l’oblio di quell’evento e apre la possibilità di scrivere la prima pagina di un nuovo capitolo della propria vita.

Poiché, poi, i bambini sono come spugne, e noi adulti di riferimento (genitori, educatori, familiari) siamo tutto il loro mondo almeno fino al decimo anno di età, sarà, soprattutto, il nostro comportamento a segnare i loro ricordi, anche quando pensiamo che sono troppo piccoli perché ciò accada. I ricordi dell’ infanzia, quindi, incidono molto sulla qualità della vita adulta.

Per scrivere o contattare la dottoressa Chiara Corte Rappis è possibile scrivere all’indirizzo chiara.corterappisATyahoo.it oppure telefonare al numero 349-7898300. Per maggiori informazioni, è possibile anche consultare il sito www.spazioeterotopico.it

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