Primi giorni con il bebè: sterilizzare sì. Sterilizzare no

E’ davvero possibile vivere una vita in assenza di germi? Un’esistenza sterile?
Decisamente no. Non solo perché sarebbe ipossibile togliere di mezzo davvero tutti i microrganismi con i quali, in ogni istante della nostra giornata, veniamo a contatto. Ma anche perché questo sarebbe controproducente, alla lunga, impedendoci di sviluppare il nostro sistema immunitario.
Eppure, negli ultimi anni, le aziende hanno fatto a gare nel far credere alle neomamme che una vita senza germi e batteri non solo è possibile ma, addirittura, auspicabile e che la sterilizzazione è un modo attraverso cui ci si prende cura del bambino.
Ecco, dunque, un mercato che vede proliferare detersivi igineizzanti, disinfettanti sterilizzanti, salviettine da portare sempre con sé…
Ma servono davvero? Qual è la verità?

Alla nascita il piccolo entra in contatto con un mondo in cui la presenza di germi e batteri è vera e reale. Con questi microorganismi il bambino dovrà convivere per sempre, perché parte della sua vita. Il suo stesso intestino, d’altra parte, è un ricettacolo di batteri che sono indispensabili per tutta una serie di funzioni tra cui anche lo sviluppo delle difese immunitarie.

A che pro, dunque, sterilizzare ogni cosa con cui viene in contatto?
Cerchiamo di capire cosa ha senso fare e cosa no per avere un buon rapporto con l’igiene, personale e delle cose, senza diventare, però, fobici.

BIBERON E TETTARELLE
Un buon comportamento igienico prevede che il biberon e le tettarelle vengano lavate con cura, con un normale detergente per i piatti, subito dopo l’uso per evitare che residui di latte secco possano dar vita a colonie batteriche difficili, poi, da rimuovere. La sterilizzazione, a fronte di un corretto comportamento igienico, è del tutto inutile. Al limite, una volta al mese, senza utilizzare additivi particolari, si può far bollire per qualche minuto il biberon aggiungendo, se lo si desidera, un cucchiaino di bicarbonato. Non serve nient’altro per tenere il bambino lontano dai germi.
Le tettarelle andrebbero sostituite con regolarità una volta ogni due mesi, a seconda dell’uso.

IL CIUCCIO
Anche per il ciuccio vale lo stesso discorso. Lo si può sciacquare con acqua una volta al giorno e far bollire in acqua bollente con un cucchiaino di bicarbonato una volta al mese. Se dovesse cadere per terra è sufficiente una sciacquata. Da evitare, invece, un comportamento che molte mamme hanno di “pulire il ciuccio caduto” mettendolo nella propria bocca. Nulla di grave, per carita, ma c’è il rischio di trasmettere eventuali patologie proprie al bambino attraverso lo scambio della saliva.

GIOCATTOLI
Premesso che un neonato non dovrebbe essere circondato da giocattoli che sono per lui del tutto inutili e premesso che peluche e pupazzi di pelo sono i principali veicoli di acari spesso causa di allergie, i giochi dei bimbi vanno tenuti puliti ma non sterilizzati. Il principio è sempre lo stesso: il bambino non deve abituarsi a vivere in un mondo sterile, ma trovare il suo equilibrio in un mondo normale. Evitate, quindi, di riempire nei primi mesi di vita la sua stanza di oggetti inutili e cercate di mantenere un buon livello igienico e di pulizia. Ma assolutamente no alla sterilizzazione.

VESTITI
I bimbi piccoli si sporcano molto poco. E’ sufficiente, quindi, cambiare tutti i giorni body e biancheria intima che possono essere normalmente lavati in lavatrice a 40° con un normale detersivo per il bucato. Eventualmente, nella vaschetta della lavatrice, si può aggiungere un cucchiaino di bicarbonato che igienizza in modo naturale. Non occorrono, invece, additivi particolari. L’importante è non accumulare troppo a lungo nel cestone la biancheria sporca che andrebbe lavata almeno una volta a settimana.

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