Scuole aperte anche in estate. Cosa cambierebbe?

Il dibattito sull’eccessiva durata della chiusura scolastica estiva è periodico e sempre attuale.
Ogni anno, alla fine della scuola, le famiglie si chiedono se sia davvero corretto uno stop di tre mesi o se, invece, non sarebbe più giusto che i bambini continuassero a frequentare le lezioni anche a giugno e luglio eventualmente con un programma formativo ad hoc.
Le questioni in merito sono diverse. Così come le posizioni.
Da una parte chi dice che la scuola non può essere un parcheggio estivo e che i piccoli hanno bisogno di riposo.
Dall’altra chi è convinto che sia dal punto di vista dell’onere per le famiglie costrette a sborsare diverse centinaia di euro per campus estivi e settimane vacanze, sia per i bambini che dopo tre mesi di vacanza non ricordano nemmmeno l’alfabeto, l’ideale sarebbe prolungare anche ai mesi estivi le lezioni.

Nei giorni scorsi, in diverse interviste rilasciate a radio e giornali, la mistra Valeria Fedeli ha dichiarato che lei sarebbe favorevole all’apertura estiva della scuola con una proposta formativa affidata, però, non agli insegnanti, che quindi non verrebbero coinvolti nel progetto, ma alle associaizoni. L’idea, perciò, non è quella di cambiare i programmi ministeriali e aumentare la didattica, ma offrire alle famiglie e agli studenti un’alternativa ai centri estivi.
Già in passato qualcosa si era cercato di proporre qualcosa di simile senza successo: esiste, infatti, una direttiva del 1997 che prevede che le scuole rimangano aperte e sia Francesco Rutelli, allora Ministro dei Beni Culturali, sia Mario Monti, allora premier, sia Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro, hanno tentato in passato un’organizzazione diversa del calendario scolastico.
Le difficoltà, naturalmente, sono molteplici: da una parte insegnanti e sindacati che si oppongono fermamente alla trasformazione.
Dall’altra un’oggettiva problematica legata alle strutture scolastiche, non adatte ad accogliere bambini nei caldi mesi estivi.

Certo è che proprio l’estate rappresenta lo specchio della società italiana, divisa tra chi si può permettere di fare certe scelte e chi, invece, deve trovare soluzioni low cost per affrontare l’emergenza.
Così se alcune famiglie investono centinaia di miglia di euro in campus e settimana vacanza all’insegna dello sport, dell’apprendimento di una seconda lingua, della scoperta della natura…, altre a giugno si domandano come comportarsi con i piccoli, dove piazzarli, con chi lasciarli.
Le differenze economiche tra alcuni soggetti e altri vengono alla luce senza alcuna ombra di dubbio.

Vero, dunque, che la scuola non è un parcheggio, ma a fronte di una spaccatura così profonda, l’apertura delle scuole estive renderebbe uguali tutti i bambini, offrendo a tutti le stesse opportunità.

E voi cosa ne pensate? Siete favorevoli o contrari? Pensate che per i bambini possa essere un carico eccessivo la frequentazione estiva degli ambienti scolastici, anche con un programma formativo diverso da quello scolastico?
Scrivete la vostra opinione nei commenti sotto.

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