Telecamere al nido

Ha raggiunto più di 62.000 sostenitori (al momento in cui stiamo scrivendo l’articolo) la petizione online promossa dalle mamme per chiedere al Garante il permesso di introdurre nei nidi le telecamere.
La motivazione è la stessa ormai da anni: offrire ai genitori la possibilità di tenere sotto controllo i bambini a distanza quando sono al nido soprattutto alla luce degli ultimi terribili episodi di cronaca con cui l’anno scolastico 2015-2016 si è chiuso (per rinfrescare la memoria: due arresti a fine luglio presso un asilo nido privato affiliato Baby World in zona Bicocca per maltrattementi sui piccoli – dai 2 mesi ai 3 anni. Le accuse ai danni del titolare e della coordinatrice, nel caso specifico, sono piuttosto gravi: schiaffi, morsi, imboccamenti a forza, bambini legate alle sedie…).

Di tentativi in questo senso ne sono stati fatti diversi, ma sempre con scarso successo: a giugno 2016, per esempio, la proposta di introdurre videocamere di sorveglianza nelle strutture per l’infanzia e nei centri anziani promossa da FDI e Lega si era fermata in Commissione Politiche per la Salute e Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna osteggiata da PD e M5S contrari a un controllo massivo di questo tipo di strutture e preoccupati per la privacy delle persone coinvolte.
In passato, era stato il Garante della Privacy a dire no all’introduzione di webcam negli asili nidi (leggi l’articolo del 2013 pubblicato su Bambinopoli). La motivazione, allora, verteva, soprattutto, sul concetto di libertà dell’insegnamento e sul fatto che abituare sin dai primi anni bambini piccolissimi a sistemi di controllo invasivo fosse poco formativo e mettesse a rischio l’idea stessa di libertà.

A volere le telecamere, però, non sono solo i genitori. Numerosi titolari e insegnanti di strutture pubbliche e private per l’infanzia sostengono la richiesta e lo fanno per i motivi esattamente opposti a quelli voluti da mamme e papà: non subire accuse di maltrattamento da parte dei genitori, potersi facilmente liberare da qualsiasi accusa qualora il bambino dovesse arrivare a casa con graffi e morsi (cosa che spesso succede negli asili per opera, nella maggior parte dei casi, per fortuna, dei compagni e non degli educatori), sentirsi protette dall’occhio esterno della webcam durante lo svolgimento del loro lavoro quotidiano.

Esiste, dunque, la cosa giusta da fare?
Esistono dei sistemi alternativi? Vetrate, porte e finestre aperte, super visori esterni?
C’è un’alternativa al Grande Fratello per mettere al sicuro i più indifesi dal rischio di maltrattamenti?

Con questo clima e questi dibattiti, si apre l’anno scolastico 2016-2017. Ovviamente nella speranza che fatti come quelli di Milano non debbano più ripetersi.

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