Tiralatte, questo modello è spaziale: fa tutto da solo ed hai le mani libere

Il tiralatte può aiutare l’allattamento in situazioni precise: quando usarlo, come sceglierlo e quali errori evitare.

Negli ultimi anni il tiralatte, soprattutto nella versione indossabile, è diventato uno strumento sempre più diffuso tra le madri che allattano. Si tratta di coppe in silicone da inserire nel reggiseno, senza fili né tubi, alimentate da una piccola batteria, che permettono di estrarre il latte in modo discreto anche in casa, in auto o sul lavoro. Il latte viene raccolto direttamente nelle coppe, riducendo ingombri e tempi. Ma nonostante la praticità, il tiralatte non è uno strumento universale né sempre necessario. Capire quando usarlo davvero e come farlo correttamente è essenziale per non interferire con l’allattamento e per tutelare il benessere della madre.

A chiarire questi aspetti è Martina Carabetta, consulente professionale in allattamento materno IBCLC e presidente dell’associazione Latte&Coccole di Roma, che sottolinea un punto spesso trascurato: il tiralatte è un aiuto mirato, non una tappa obbligata dell’allattamento.

Quando il tiralatte è utile per avviare o sostenere l’allattamento

Il primo chiarimento riguarda l’avvio dell’allattamento. Se l’allattamento procede bene, il bambino poppa a richiesta, cresce e la madre non si assenta per lunghi periodi, il tiralatte non serve. In un allattamento esclusivo, infatti, è il neonato stesso a garantire il corretto drenaggio del seno e la regolazione della produzione. Inserire il tiralatte senza una reale necessità può diventare una complicazione, sottraendo tempo, energie e serenità alla madre.

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Quando il tiralatte è utile per avviare o sostenere l’allattamento – bambinopoli.it

Esistono però situazioni precise in cui il tiralatte diventa un alleato prezioso. È il caso della separazione madre-bambino alla nascita per motivi di salute, dei neonati ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale, o dei bambini che faticano ad attaccarsi al seno o a succhiare in modo efficace. In questi contesti, il tiralatte permette di stimolare il seno, mantenere la produzione e garantire al neonato latte materno anche in assenza della poppata diretta.

Il tiralatte può essere utile anche quando la produzione risulta temporaneamente inferiore alle necessità del bambino. In attesa di individuare e risolvere le cause, l’estrazione regolare aiuta a sostenere la lattazione. Allo stesso modo, in presenza di ingorghi mammari, mastiti o ascessi, il tiralatte può facilitare il drenaggio e accelerare la risoluzione del problema, sempre sotto indicazione di una figura esperta.

Un altro momento chiave è il rientro al lavoro. Le mamme che riprendono l’attività professionale quando il bambino è ancora piccolo possono usare il tiralatte per preparare una scorta di latte e per evitare tensione o dolore al seno durante le ore di assenza. Anche in caso di terapie temporaneamente non compatibili con l’allattamento, il tiralatte consente di mantenere la produzione e riprendere le poppate una volta terminato il trattamento.

Come scegliere e usare il tiralatte senza compromettere la produzione

Non esiste un tiralatte giusto in assoluto. La scelta dipende dall’uso previsto e dalla situazione di partenza. Se l’obiettivo è avviare o sostenere la produzione in modo intenso, come nei casi di separazione o difficoltà iniziali, può essere indicato un tiralatte elettrico a doppia coppa, capace di stimolare entrambi i seni contemporaneamente. Se invece serve un supporto più flessibile, per estrazioni occasionali o per preparare una piccola scorta, i tiralatte indossabili possono risultare comodi e meno invasivi.

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Come scegliere e usare il tiralatte senza compromettere la produzione – bambinopoli.it

Un aspetto spesso sottovalutato è la vestibilità della coppa. Per funzionare correttamente, il tiralatte deve “sentirsi bene addosso”: la misura deve permettere al capezzolo di muoversi senza attriti, né compressioni. Un modello efficace per una madre può essere scomodo per un’altra. Per questo, il confronto con una consulente in allattamento può fare la differenza, aiutando a evitare acquisti inutili o strumenti poco efficienti. Alcuni modelli più datati, come quelli a siringa o a pompetta, sono oggi sconsigliati perché difficili da usare e poco performanti.

Anche l’utilizzo richiede tempo e pratica. All’inizio può capitare di ottenere poco latte e di impiegare più tempo del previsto. È normale. Ansia e tensione, lo sappiamo, possono interferire con il riflesso ossitocinico, rendendo l’estrazione più faticosa. Con l’esperienza, i tempi si riducono e il processo diventa più fluido. Se i dubbi persistono o la produzione non migliora, è importante chiedere supporto professionale per evitare di stimolare il seno in modo inefficace.

Alcuni accorgimenti possono aiutare: scegliere momenti in cui la madre è più riposata, come il mattino, oppure estrarre il latte mentre il bambino poppa dall’altro seno, sfruttando il riflesso di emissione. Anche pianificare le sessioni durante la giornata aiuta a costruire una scorta senza timore di “restare senza latte”, perché la produzione si rinnova continuamente.

Infine, è fondamentale sapere come non usare il tiralatte. Non è uno strumento per misurare quanta produzione ha una madre. Il latte estratto non corrisponde a quello assunto dal bambino durante la poppata, perché la suzione del neonato stimola seno e cervello in modo completamente diverso. Usarlo come test può generare falsi allarmi e minare la fiducia nell’allattamento. Il seno si adatta giorno per giorno alla richiesta reale, non a ciò che viene raccolto in una singola sessione.

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