Una vita da scout contro l'ansia dei tempi moderni

Uno studio di qualche anno fa condotto dall’Università di Edimburgo e Glasgow dimostra come i bambini che durante l’infanzia abbiano fatto gli scout siano meno propensi, in età adulta, a soffrire di ansia, depressione e sbalzi d’umore.
Se, dunque, sono noti da tempo gli effetti dello scoutismo sulla salute fisica dei piccoli, meno conosciuti sono i risvolti positivi per la psiche riscontrabili, per altro, a distanza di decenni.
La formula potrebbe sembrare quasi un motto: bambini scout, adulti felici.

Ma quali sono i principi sui quali si basa il metodo educativo fondato in Inghilterra nel 1907 dal Lord Robert Baden-Powell?

  1. Vita all’aria aperta per imparare a conoscere la natura, rispettarla e piegarla alle proprie esigenze (da qui, le notti in tenda in mezzo ai boschi, le spedizioni in montagna, i giochi basati sull’orienteering…)
  2. Vita di gruppo per imparare a condividere le proprie esperienze e conoscenze con gli altri secondo il principio del tutti aiutano tutti e il contributo di tutti è importante per il raggiungimento di un obiettivo (sia esso montare una tenda, accedere un fuoco, ritrovare la strada in mezzo a un bosco…).
  3. Condivisione di spazi e tempo per imparare a rispettare gli altri e le esigenze di ciascuno
  4. Messa alla prova delle proprie capacità e dei propri limiti per poter conquistare l’obiettivo prefissato

Proprio quest’ultimo aspetto sembrerebbe determinare la sicurezza e la leggerezza che caratterizza la vita adulta dei bambini scout.
Il metodo, infatti, lavora sulla conquista e sull’impegno per raggiungere i propri obbiettivi e utilizza sistematicamente il rinforzo positivo come leva educativa.
Questo permette di aiutare a costruire un’idea positiva di sé e di favorire l’autostima e la formazione di una personalità positiva, resiliente, più capace di ammortizzare gli eventi negativi della vita che impattano sulla salute e il benessere mentale.

Lo scoutismo, inoltre, contribuisce a esercitare la pazienza e la volontà (che è la capacità di stare nelle cose nonostante le difficoltà e gli ostacoli), a gioire delle piccole cose e a soffrire per il dolore di un amico; inoltre, educa alla solidarietà e al rispetto dell’altro (sia esso disabile, straniero, meno abbiente…) contribuendo a forgiare quell’attitudine, riscontrabile anche in età adulta, di apertura mentale e capacità di accoglienza.

Insomma, un metodo positivo. Non solo per la formazione del bambino, ma soprattutto per il lascito, in termini di esperienza vissuta e influenze psichiche, sulla vita adulta.

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