Vita in tre
Dopo il parto, al ritorno dall'ospedale, per mamma, papà e bambino inizia una vita nuova. Fatta di gioie, sorprese e tanta fatica.

Dopo il parto, al ritorno dall'ospedale, per mamma, papà e bambino inizia una vita nuova. Fatta di gioie, sorprese e tanta fatica.
Gli ultimi giorni prima della nascita del bambino sono stati caratterizzati da una strana calma apparente, scalfita solo dall’ansia del parto e dalla tensione per l’attesa. Poi tutto è successo molto rapidamente: le prime contrazioni, il ricovero, l’inizio del travaglio, il dolore e la paura durante il parto, il primo incontro con il nuovo nato…
Durante i due o tre giorni in cui la mamma è rimasta in ospedale, per quanto stanca, spossata, affaticata, una specie di felicità adrenalinica la ha sommersa, proiettandola in una non realtà. Le visite di amici e parenti si sono susseguite senza sosta. Le infermiere si sono prese cura del piccolino, insegnandole con calma e pazienza ad allattarlo, cambiarlo, capire i significati diversi del suo pianto, prendersi cura di lui. Tutto sembrava semplice, lineare, scorrevole.
Tornati a casa, però, le cose sono cambiate. Quel fagottino minuscolo e indifeso che in ospedale sembrava innocuo, ha iniziato a manifestare ‘prepotentemente’ la sua presenza. I suggerimenti delle ostetriche, delle puericultrici e dei medici, non sembravano più così chiari. E ogni gesto (allattarlo, medicargli il cordone ombelicale, fargli il bagnetto, metterlo a nanna…) si è trasformato in fonte di angoscia per la paura di sbagliare, commettere errori… A tutto ciò, va aggiunta la fatica che si fa sentire, le trasformazioni ormonali in atto spesso responsabili di repentini cambiamenti di umore, il pensiero di non farcela.
Improvvisamente, mamma e papà si sono resi conto che dar vita a una famiglia, far crescere un bambino, sono operazioni difficili e che occorrono pazienza, sacrifici, forza.
CINQUE CONSIGLI PER VIVERE BENE IL RITORNO A CASA
Tutti i genitori conoscono le difficoltà che l’arrivo in casa di un neonato comportano. Tutti, però, con più o meno fatica, sono riusciti a superarle. In fondo si tratta, soprattutto, di una predisposizione mentale, di organizzarsi e di non lasciarsi travolgere dal senso di impotenza.
Prendersi cura di un bambino, piccolo, indifeso e senza possibilità di comunicare se non attraverso il pianto, è una delle cose più difficile per una neomamma e un neopapà. La gioia, però, che il piccolino procura giorno dopo giorno è incommensurabile e per poterne godere appieno è bene cercare di adattarsi quanto prima alla nuova realtà familiare senza avere la pretesa di capire tutto e subito e senza pensare di poter tornare alla vita precedente immediatamente.
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