I terribili o i fantastici due anni?
La dottoressa Flavia Intraligi ci parla dei terribili 2 mostrando come, dietro ai comportamenti anomali del bambino, si nascondano alcune delle più grandi conquiste della prima infanzia.
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di Flavia Intraligi
I terribili due anni sono una fase di crescita che i bambini vivono tra i 18 e i 36 mesi quando cercano in tutti i modi di affermare la loro autonomia e di dare senso al mondo che li circonda.
Spesso, lo strumento che utilizzano per fare tutto questo è il linguaggio, protagonista assoluto di questo periodo poiché rappresenta la competenza emergente, che inizia a svilupparsi proprio intorno aquell'età.
Si tratta di una fase caratterizzata, in particolare, dalla presenza/comparsa di tre parole magiche, che i bambini pronunciano continuamente, tanto da essere ricordati per questo: IO, MIO, NO.
Ma perché compaiono proprio ora?
IO
La parola IO compare perché il bambino ha finalmente preso consapevolezza di essere una persona distinta dai genitori ma anche dal mondo circostante, utilizzando appunto il linguaggio per poter definire se stesso come individuo autonomo e prendere, quindi, una distanza.
MIO
Subito dopo L'IO, compare la parola MIO e non è un caso. Il bambino, infatti, come conseguenza della presa di consapevolezza di esistere e di possedere desideri e capacità, inizia a estendere anche all'esterno la sua area di competenza. In altre parole, quando dice che un oggetto è suo, ci sta dicendo che a lui quell'oggetto serve in quel momento per potersi esprimere, per conoscersi, per entrare in relazione con gli altri e con l'ambiente. Sul piano strettamente pratico, quell'oggetto gli è necessario per sperimentare, per mettere alla prova, per prendere la giusta distanza dai limiti, per aprire e chiudere nuovi percorsi di apprendimento e di ragionamento sul funzionamento degli oggetti, delle relazioni e degli aspetti di condivisione.
NO
La terza parola è sicuramente quella che fa sì che risulti facile definire questi due anni “terribili”, perché mette continuamente alla prova il limite di sopportazione del genitore: NO.
Il bambino con il NO ha un rapporto duplice. Nel primo caso lo utilizza per difendere la sua necessità di esplorare e imparare, mettendosi alla prova, correndo dei rischi, con obiettivo di soddisfare la sua emergente sete di conoscenza. Va da sé che più il bambino ha modo di fare esperienza del mondo e delle leggi che lo governano e prima potrà sentirsi autonomo rispetto agli adulti che già le conoscono.
Risulterà ora sicuramente più chiaro perché ai NO dei genitori i bambini, soprattutto in questa fase ma anche in generale, rispondano con rabbia, urla, pianti, capricci, comportamenti a volte aggressivi e oppositivi.
Nel secondo caso, il NO è utile al bambino per confrontarsi con i limiti. Lo utilizza per poter valutare attentamente, alla luce di tutte queste nuove conquiste e scoperte, quanto sia effettivamente autonomo e artefice del suo agire nello spazio. Quando si dice: “Mio figlio mi sta mettendo alla prova...”. In realtà, sta mettendo alla prova se stesso, conquistando la possibilità di essere riconosciuto come meritevole di quella libertà di cui ha bisogno per crescere.
I FANTASTICI DUE
Per concludere, dopo quanto detto, sarebbe forse più costruttivo sostituire “terribili” con “fantastici”, proprio perché la comparsa di queste tre parole fornisce chiare indicazione sul livello di sviluppo a cui sono giunti i bambini, e soprattutto del fatto che sono diventate delle vere e proprie persone che iniziano a pretendere per loro quello che ritengono essere meglio.
Forse questi “terribili due anni” sono “terribili” perché il bambino per confermare tutte queste sue nuove capacità e conoscenze ovviamente si imbatte e si scontra con la difficoltà del genitore di saperle comprendere e gestire.
Ecco allora qualche indicazione:
Flavia Intraligi
Dott.ssa in psicologia
www.educhiamali.com
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