L'incontro con la mensa scolastica
Il rifiuto del cibo della manes nei primi mesi di frequentazione della Scuola Materna può nascondere, in realtà, forme di disagio che nulla hanno a che vedere con la qualità dei pasti offerti. Ce ne parla l'Associazione Pollicino.
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di Associazione Pollicino Il percorso che il bambino intraprende per separarsi e differenziarsi attraversa vari passaggi-chiave, in cui non mancano i momenti di disagio e di difficoltà. Per maggiori informazioni:
Uno dei più delicati è l’ingresso nella scuola materna: per la prima volta il bambino si trova a trascorrere una parte costante della sua giornata in un luogo diverso dall’ambiente familiare, abitato da persone nuove e “riti” diversi e, soprattutto, lontano dai suoi oggetti d’amore.
In questo senso la mensa costituisce il contesto privilegiato in cui si mette in scena la qualità della relazione del bambino con l’altro: aprire e chiudere la bocca significa anche accogliere l’altro e ciò che offre.
Può avvenire infatti che il bambino tramite il cibo esprima il timore di essere lasciato solo senza i genitori, oppure l’invidia e la gelosia nei confronti di un fratellino o una sorellina più piccoli che, a differenza sua, godono ancora del “privilegio” di rimanere a casa con la mamma. Il cibo, dunque, non rappresenta solo il nutrimento del corpo che appaga un bisogno fisiologico, ma anche un oggetto affettivo e relazionale, che diventa un mezzo per veicolare un messaggio, per esprimere la difficoltà di inserirsi in un ambiente nuovo e affidarsi a nuove figure di riferimento.
Oltre al distacco dai genitori, l’ingresso a scuola vede la comparsa nella vita del bambino della maestra, ovvero di una figura che ha il compito non solo di accudire, ma di promuovere il rispetto di norme e regole uguali per tutti; riveste dunque una forte valenza simbolica, di attaccamento e di autorità.
Il bambino può incontrare delle difficoltà iniziali ad accettare la presenza così duratura di un adulto ancora estraneo; oppure, al contrario, quando l’inserimento procede nel modo migliore e inizia a maturare in lui un sentimento di affetto, può sorgere anche un disagio dovuto al senso di colpa per aver investito d’amore un’altra persona che si occupa di lui: come se affezionarsi alla maestra volesse dire “tradire” la mamma.
Tutte queste emozioni , timori e piccoli conflitti trovano un canale espressivo ideale al momento del pasto: proprio per questo è fondamentale la creazione di un clima sereno, gioioso e accogliente. Anche gesti come il tono di voce, gli sguardi e i sorrisi contribuiscono enormemente all’instaurarsi di una positiva relazione conviviale; al contrario, uno stile educativo rigido e impersonale che prevede l’applicazione meccanica di regole prestabilite rischiano di alimentare un senso di sfiducia e ostilità, rendendo più difficoltosi l’inserimento nella mensa e la relazione con i compagni e l’istituzione scolastica.
Capita a volte che il rifiuto del cibo sia dovuto proprio alla severità delle maestre o alla paura essere sgridati davanti agli altri bambini perché si fanno i capricci o non si sta composti a tavola.
Un capitolo a parte riguarda la questione delle allergie, in aumento in età pediatrica: diversamente dalle intolleranze alimentari, le allergie comportano il rischio di una seria reazione anafilattica che nei casi più seri può mettere a repentaglio la sopravvivenza stessa del bambino; di conseguenza richiedono una dieta personalizzata ed estremamente attenta. Questa necessità può indurre preoccupazioni pratiche ed emotive sia nei genitori che nel bambino ed è quindi molto importante che si crei una relazione di fiducia e rispetto reciproco con l’istituzione scolastica, nell’interesse della salute e del benessere del bambino. Una buona relazione con le educatrici e le maestre può infatti offrire contenimento emotivo e normalizzazione, in modo che il bambino non si senta escluso e diverso nei confronti dei compagni che non devono sottostare alle sue limitazioni alimentari.
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