Perché gli operatori sanitari spingono verso il vaccino influenzale?
Dal momento che distinguere il Covid dalla comune influenza è pressoché impossibile senza il tampone, l'unica soluzione per tracciare eventuali focolai è praticare la vaccinazione influenzale almeno a un italiano su quattro.
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di Alessia Altavilla
Non esiste, purtroppo, un modo per distinguere la comune influenza dal Covid19.
I sintomi, laddove presenti, sono per lo più simili e sono tipici dei malanni respiratori che caratterizzano la stagione invernale.
Per un medico, dunque, fare la diagnosi senza tampone è praticamente impossibile. D'altra parte, non è nemmeno pensabile che per ogni banale influenza si sottoponga il paziente al tampone, sia per una questione puramente economica, sia per l'enorme numero di test che poi andrebbero processati, sia perché, soprattutto nel caso dei bambini, si tratta, comunque, di test che devono essere fatti in laboratorio e che comportano un certo tipo di fastidio al paziente.
Ecco perché, medici e virologi spingono, per lo meno per quest'anno, la popolazione a sottoporsi al vaccino anti-influenzale che permetterebbe di escludere, a priori, milioni di casi di influenza che, senz'altro, si verificheranno con l'arrivo dell'autunno.
Sono stati, quindi, predisposte il 40% in più di dosi di vaccino antinfluenzale che saranno somministrati già a partire da settembre-ottobre e non da novembre come normalmente accade.
Questo semplificherà la diagnosi differenziale e permetterà di arrivare all'inverno con una popolazione vaccinata e, quindi, immune all'influenza tradizionale, perseguendo l'obiettivo della minore circolazione del virus e dell'immunità di gregge.
DA COSA PROTEGGE IL VACCINO ANTI-INFLUENZALE?
La copertura del vaccino anti-influenzale, da sempre, riesce a immunizzare il paziente contro 3-4 ceppi virali particolarmente aggressivi nell'anno in corso, assicurando il 50% di copertura rispetto al numero di virus circolanti (ecco perché ci può, comunque, ammalare di patologie respiratorie anche in presenza di vaccino).
Si tratta, comunque, assicurano gli esperti, di una buona percentuale che dovrebbe interessare tutto il personale medico (in alcune regioni, per esempio, il Lazio, il vaccino anti-influenzale sarà obbligatorio per gli operatori sanitari), chi lavora a contatto con il pubblico, insegnanti e bambini.
Il Ministero alla Salute ha diffuso le indicazioni per la stagione influenzale 2020-2021, nelle quali ha abbassato a 60 anni l’età delle persone a rischio, coinvolgendo così circa 4milioni di cittadini in più nella campagna. Inoltre, ha dato la possibilità di offrire il medicinale anche ai bambini da 0 a 6 anni.
Per i bambini, si consiglia il vaccino somministrato per via endovenosa piuttosto che quello spray meno efficace nella copertura delle patologie respiratorie.
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