La coperta di Linus
Un orsacchiotto, una bambola, un pezzo di stoffa, una coperta… Già prima dei 2 anni i bimbi si affezionano a un oggetto (oggetto transizionale) che serve loro per superare la paura e colmare i vuoti.
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di Alessia Altavilla A parlare di oggetto transizionale fu, per primo, lo psicanalista inglese Donald Winnicott (1896 – 1971) che lo definì come un oggetto a cavallo tra la realtà soggettiva del bambino e la sua percezione oggettiva del mondo esterno. Detto questo, è chiaro come per Winnicott l’oggetto transizionale rivesta un ruolo centrale nel processo di sviluppo emotivo del neonato. Si tratta di un oggetto con caratteristiche tattili-pressorie (un pupazzo, un pezzetto di stoffa, una coperta, una bambola…) che il piccolo percepisce come altro da sé (quindi, non completamente sottoposto al suo diretto controllo), ma non totalmente indipendente come il resto del mondo (=la madre). Qualunque oggetto che circonda il piccolo può trasformarsi in oggetto transizionale. Generalmente, però, vengono preferiti quegli oggetti che hanno una forte caratterizzazione tattile (come dicevamo sopra: orsacchiotti, bambole, peluche, coperte…).
Secondo Winnicott, infatti, nei primi mesi di vita il neonato non percepisce il mondo esterno (la madre) come altro da sé, ma come una realtà costruita soggettivamente dove tutto è sottoposto al suo controllo e alla sua onnipotenza. Con il passare dei mesi, però, il piccolo è costretto ad abbandonare questa visione edonistica e accettare il fatto che ciò che lo circonda (anche in questo caso la madre riveste un ruolo centrale) esiste indipendentemente dalla sua volontà. In altre parole, il bambino deve abbracciare l’idea che il mondo abbia un’esistenza oggettiva.
Lo spazio transizionale di cui Winnicott parla altro non è se non uno “spazio” in cui la realtà è sia costruita soggettivamente che percepita oggettivamente. Questo spazio, all’interno del quale si colloca l’oggetto transizionale, è indispensabile al bebè per accettare la realtà oggettiva del mondo senza esserne traumatizzato.
In altre parole, l’oggetto transizionale funge da ponte tra due stadi emotivi: lo stadio di onnipotenza soggettiva dei primi mesi e lo studio della realtà oggettiva condivisa.
Questi oggetti sono importantissimi per lo sviluppo emotivo del bambino e lo aiutano a superare le sue paure (non a caso, infatti, vengono cercati soprattutto per la nanna e nei momenti di separazione dalla mamma) costituendo una difesa contro l’ansia e il terrore dell’abbandono.
Si tratta, perciò, di oggetti consolatori e calmanti il cui utilizzo andrebbe favorito dai genitori proprio per il ruolo simbolico che rivestono.
Sarà il bambino stesso, quando se ne sentirà pronto, ad abbandonare l’oggetto transizionale senza sentirne più la mancanza. Semplicemente dimenticandosi della sua esistenza.
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