Obesità infantile: come prevenirla
Messe a punto le nuove linee guida dei pediatri per contrastare il fenomeno, dilagante, dell’obesità infantile. Sotto accusa lo junk food. Ma anche il biberon, il passeggino, il parmigiano...
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di Alessia Altavilla La SIP - Società Italiana di Pediatria, nell’ambito del recente Congresso Nazionale Sip, giunto alla 67° edizione e volto a mettere il bambino al centro delle scelte (politiche e sociali) di questo Paese, ha puntato il dito contro il dilagante fenomeno dell’obesità infantile, dettando quelle che dovrebbero essere le linee guida generali, cui attenersi sia a casa che fuori, per tentare di contrastare il problema che, troppo spesso, interessa anche i bambini più piccoli, sotto l’anno di età.
Ecco, dunque, i consigli degli esperti e le loro indicazioni per bambini in forma… sin dalle prime pappe!
10 REGOLE ANTI-CICCIA
Secondo i pediatri, una buona educazione alimentare inizia sin dalla poppata. Che dovrebbe essere al seno ed esclusiva fino a sei mesi e, se possibile, prolungata fino al dodicesimo mese di vita del bambino.
Alimenti complementari al latte materno, a eccezione dell’acqua, non andrebbero introdotti prima dei sei mesi.
L’errore più diffuso, secondo i pediatri del SIP, è quello di proporre al bambino una dieta eccessivamente proteica. Il parmigiano, per esempio, non andrebbe inserito nelle pappe prima del compimento dell’anno e la razione quotidiana di proteine nei primi 12 mesi non dovrebbe superare i 30 gr per quello che riguarda il prosciutto e i 20 gr per ciò che concerne carne e formaggio.
Per quanto proposte come bevande per bambini, prima dell’anno andrebbe evitato l’inserimento nella dieta del piccolo di tè o tè istantaneo, tisane, succhi di frutta, soft drink, acqua zuccherata…
Sotto accusa anche i biberon che non darebbero al bambino il senso di sazietà. L’uso del biberon, quindi, andrebbe interrotto completamente tra i 12 e i 24 mesi. È stato, infatti, accertato che il rischio di obesità aumenta del 3% per ogni mese successivo a questa età in cui viene utilizzato.
L’abitudine alla sedentarietà arriva dalla primissima infanzia. L’uso eccessivo del passeggino (ben oltre i 3 anni), la consuetudine di portare i bambini sui seggiolini dei carrelli, l’abuso dell’automobile per gli spostamenti, sono solo alcune delle cause del poco movimento dei bimbi di oggi, possibili obesi di domani.
Il BMI (l’acronimo deriva dalla terminologia inglese Body Mass Index) andrebbe controllato, dopo i 2 anni, nel corso di ogni visita pediatrica del bambino. Un altro parametro da valutare è l’EAR (Early Adiposity Rebound), ossia la tendenza ad accumulare precocemente adiposità localizzate che potrebbero diventare grasso vero e proprio in futuro.
È necessario che i genitori abituino i figli a muoversi, gattonare, camminare, correre… sin dai primissimi mesi di vita. Inoltre, la televisione dovrebbe essere off limits fino ai 2 anni e dopo i 2 anni non dovrebbe occupare più di 8 ore settimanali (incluso l’uso di videogames, pc, consolle…). È necessaria un’educazione al movimento anche nelle piccole cose della vita quotidiana con esempi che arrivano dalla famiglia (limitare l’uso della macchina, laddove possibile anche l’uso di ascensori e scale mobili…).
Incentivare e agevolare i giochi di movimento.
I piatti andrebbero preparati adattando la quantità di cibo all’età del bambino. Esiste un atlante fotografico “della porzione giusta”. È l’Atlante Fotografico delle Porzioni Alimentari che indica tre porzioni crescenti: “small”, “medium”, “large”.
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Commento inserito da Alessandro il 16 agosto 2016 alle ore 16:17
L'articolo è stato molto esplicativo... Ma laddove il neonato avesse già problemi di obesità che rischi corre?...